Periscopio – Memoria
Con l’avvicinarsi della prossima edizione della Giornata della Memoria, come tutti gli altri anni, mi sento – e credo che sia una condizione condivisa da molte altre persone – attraversato da sentimenti diversi. Innanzitutto, la rinnovata responsabilità di fare fronte adeguatamente a un così importante impegno, volto a tenere vivo nelle nuove generazioni, il valore della storia, il senso della morale, il ricordo di ciò che è accaduto, la consapevolezza degli abissi di nequizia a cui può giungere l’essere umano. Poi, il piacere di riprendere un mai interrotto rapporto di collaborazione e dialogo con tanti amici e colleghi, uniti da profonda assonanza di ideali e di senso civico. Il privilegio di potere dialogare con tanti giovani di cose così importanti per loro e per noi, leggendone lo sguardo e ascoltandone la voce. Ma, accanto a questi sentimenti, di carattere positivo, riaffiorano vecchi dubbi e preoccupazioni. Il timore, sempre presente, della retorica, dell’assuefazione, della ripetitività, della vuota e sterile monumentalizzazione della memoria. La paura, che è poi una certezza, che le iniziative possano risvegliare non solo la solita canea antisemita, ma anche il rumoroso chiacchiericcio di coloro cui non pare vero poter riprendere a banalizzare, a schernire, a parlare di sfruttamento dell’Olocausto e di altre amenità del genere. Sono rischi già ampiamente conosciuti e denunciati, e quest’anno, in considerazione del peggioramento del quadro complessivo europeo, e delle robuste iniezioni di veleno inoculate nell’opinione pubblica in occasione delle recenti vicende di Gaza, decisamente accresciuti. Affronteremo questi rischi, ancora una volta, non cedendo alla tentazione di stare zitti, pur di non svegliare persone il cui sonno sarebbe certamente preferito. Tra le diverse iniziative in preparazione nella Regione Campania, a qualcuna delle quali ho l’onore di partecipare, mi permetto di segnalare come particolarmente opportuna quella intrapresa dall’Università di Salerno, che ha deciso di far precedere le manifestazioni da un ampio e articolato questionario, da far circolare tra gli studenti dell’Ateneo e delle scuole superiori della Regione, volto ad acquisire, in piena libertà di pensiero, le loro valutazioni sui temi della storia, della memoria, della violenza, del razzismo, dell’antisemitismo, dell’illegalità, della discriminazione, i cui risultati saranno fatti oggetto di pubblica analisi e interpretazione. Si tratta di una scelta sicuramente giusta e lungimirante, volta a sollecitare una presa di coscienza diretta e autonoma dei giovani, chiamati in prima persona a elaborare una propria idea di memoria e di senso civico, e non soltanto a ricevere, in una scatola chiusa, i valori confezionati dagli adulti. Se, infatti, accade spesso che un giovane (o un adulto) possa scegliere il razzismo per emulazione, o magari per contrapposizione, in spirito di ‘dispetto’ verso i ‘grandi’, molto più difficile, a mio avviso, è che tale deriva sia presa quando un ragazzo è chiamato a rispondere a una precisa domanda da solo, senza condizionamenti di alcun tipo, in presenza solo della propria coscienza. Stimolare un autonomo protagonismo dei giovani, anche affrontando qualche rischio, è una cosa positiva. Che possa dare buoni risultati è dimostrato, a mio avviso, dall’eccellente consuntivo delle molteplici iniziative intraprese dall’Ateneo salernitano in occasione della Giornata del 2014, di cui è testimonianza un libro di grande valore e intensità, di cui ci permettiamo di consigliare vivamente le lettura: “1938-1945: L’industria di Caino”, a cura di Vincenzo Raimondo Greco, infaticabile “promotore della Memoria”, a cui va il nostro più vivo apprezzamento e ringraziamento.
Francesco Lucrezi, storico
(22 ottobre 2014)