Qui Berlino – La circoncisione sotto gli occhi di tutti
Apre i battenti al Museo ebraico di Berlino la mostra “Snip/it” che affronta in maniera inedita il rito della circoncisione. Il numero di novembre di Pagine Ebraiche ne anticipa i temi.
Nella locandina di presentazione una banana aperta sulla sommità porta subito al nocciolo del discorso. Senza falso pudore, senza giri di parole. E con una modalità narrativa ormai peculiare per una struttura che in questi anni si è distinta – anche attraverso plateali provocazioni – per freschezza di linguaggio e di immagine oltre che per l’efficacia nel perseguire i propri obiettivi. “Haut/ab!”, “Taglialo!”, questo il titolo della grande mostra sul brit milà, la circoncisione, che si inaugura in questi giorni al Museo ebraico di Berlino (l’allestimento sarà visitabile fino al marzo 2015). Un evento molto atteso e di estrema attualità anche alla luce dei focolai di intolleranza che ancora oggi attraversano, relativamente a questo specifico aspetto, non pochi paesi d’Europa e del mondo.
Maggio 2012: “Una lesione corporale che lede l’interesse del bambino”. Con questa formulazione shock il tribunale regionale di Colonia, giudicando il caso di un bambino musulmano, esprime la propria contrarietà a una pratica – la circoncisione – che affonda le proprie radici nel patto tra l’Onnipotente e Abramo e che vede convergere, nella stessa scala valoriale, islamici ed ebrei. Stupore e sdegno vanno così, inevitabilmente, di pari passo. Tanto che rav Pinchas Goldschmidt, presidente della conferenza dei rabbini europei, denuncia con forza: “Si tratta del più grave attacco alla comunità ebraica dai tempi della Shoah”. E dal canto suo Dieter Graumann, presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, rincara la dose: “Se la sentenza di Colonia venisse trasformata in legge gli ebrei sarebbero costretti all’illegalità e quindi la vita ebraica in Germania non sarebbe più possibile”.
Ci si attiva anche fuori dai confini nazionali. In una lettera inviata a Graumann il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna scrive: “L’UCEI approva il vostro preciso e circostanziato intervento a difesa della libertà religiosa e la decisione di investire direttamente il Parlamento tedesco della questione al fine di impedire che possano essere violati principi praticati in tutte le democrazie progredite e che stanno alla base della convivenza fra i popoli”. Ed è tutta Europa, dalla Francia all’Inghilterra, dall’Olanda alla Grecia, a farsi sentire e chiedere lumi alle autorità centrali di Berlino.
La dimensione internazionale assunta dalla vicenda sollecita così un intervento, tra gli altri, del ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle. In una intervista alla Süddeutsche Zeitung il ministro lascia intendere la sua impostazione: “Dal punto di vista della politica estera sarebbe auspicabile e necessario fare presto chiarezza giuridica. Non si può comunque mettere in discussione che in Germania venga protetto il libero esercizio della religione, compreso il rispetto dei diversi riti e costumi”.
Poche settimane ed ecco l’annuncio del governo: la circoncisione per motivi religiosi non si tocca, a patto che si rispettino alcune condizioni (tra l’altro ampiamente previste in ambito ebraico). Tra i requisiti che sono richiesti da Berlino l’esecuzione del taglio conformemente alle “regole dell’arte medica”; una corretta informazione dei genitori o di chi detiene la patria potestà finalizzata all’ottenimento del consenso a procedere; il principio che il “benessere del bambino” prevalga su ogni cosa e non venga mai messo a rischio.
Fine della controversia? Dibattito chiuso? Neanche per idea, anche per via dei segnali che ancora oggi filtrano non solo dai singoli paesi ma anche da organismi di rappresentanza collegiale. Come ad esempio l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, che ha recentemente deliberato – a larga maggioranza – definendo la circoncisione “un elemento di violenza dell’integrità fisica dei minori” che sarebbe paragonabile “alle mutilazioni femminili”. Un provvedimento indegno così commentato dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni: “Ad essere violato è un rapporto di fiducia millenario tra l’Europa e le religioni ebraica e musulmana con il superamento di limiti che, anche nei momenti più bui, non stati toccati. All’origine vi è una totale incomprensione dei diritti religiosi”.
Fondamentale diventa in questo senso il contributo berlinese. Dopo “Jew in the box”, il provocatorio allestimento sull’identità ebraica che molto aveva fatto parlare di sé lo scorso anno, adesso è tempo di “darci un taglio” nel vero senso del termine. Una locandina colorata e stimolante, ma contenuti maledettamente seri. Spiegano infatti le curatrici, Felicitas Heimann-Jelinek e Cilly Kugelmann: “Il nostro obiettivo è quello di offrire un quadro approfondito sul tema della circoncisione a sfondo religioso basandoci su fonti storiche e su varie tipologie di reperti per affermare l’importanza centrale e ineludibile di questa pratica. Un’impostazione che ci auguriamo possa essere apprezzata dal più vasto pubblico”.
Cuore della mostra una riflessione declinata secondo i diversi approcci che le tre religioni abramitiche hanno avuto e continuano a manifestare verso la circoncisione. Oltre a Ebraismo e Islam uno spazio è dedicato al Cristianesimo partendo da un punto inconfutabile: Gesù Cristo, in quanto ebreo, fu circonciso egli stesso. E la prova di quanto questo elemento non sia secondario nella cultura cristiana lo si ha, ricordano le curatrici, nel momento in cui il calendario civile ha inizio proprio con la data – il primo di gennaio – in cui si suppone che questo evento sia accaduto.
Relativamente alla sezione ebraica saranno esposti oggetti liturgici, strumenti da lavoro, certificati medici e rabbinici. Ci si concentrerà sul percorso di formazione del mohel, il circoncisore, e un inquadramento di grande densità sarà dedicato alle diverse tradizioni del mondo sia ashkenazita (Est Europa) che sefardita (Mediterraneo). Da segnalare anche un pannello dedicato a come, attraverso la circolazione di notizie false e un’iconografia violentemente antisemita, la Germania nazista abbia soffiato sul fuoco del pregiudizio.
Per quanto riguarda l’Islam una panoramica sarà offerta sulle celebrazioni con cui si accoglie la circoncisione secondo la tradizione turca, molto diffusa in Germania. Ad essere esposto anche un prezioso commentario del Corano risalente al 18esimo secolo. “Il dibattito su temi etici e religiosi e il modo in cui questo viene articolato dice molto di una società. Una delle sfide dei nostri tempi – sottolineano le curatrici – è quella di far coisistere le diverse identità approfondendone la conoscenza e soprattutto aprendosi all’idea di rispettarne le pratiche e le tradizioni. Senza rispetto non si fanno infatti passi avanti, ma si procede indietro”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
Pagine Ebraiche novembre
(24 ottobre 2014)