Roma non dimentica
Centinaia di persone, nonostante il freddo pungente, si sono ritrovate ieri davanti al Tempio Maggiore di Roma per una camminata silenziosa in ricordo della retata del 16 ottobre 1943. Una passeggiata dolorosa tra le vie dell’antico ghetto scandita dai nomi dei membri della Comunità ebraica romana di settantuno anni fa. “Noi però non vogliamo ricordare solo la morte e la distruzione”, questo l’incipit del video trasmesso una volta tornati al punto di partenza: immagini raccolte e realizzate da Daniel Di Porto che mostrano i sopravvissuti della Shoah in viaggio con le scuole, abbracciati ai nipoti. Poi una carrellata di foto della nuova generazione di ebrei romani: sorridenti; chi si è trasferito in Israele, chi si è arruolato nell’esercito, chi viene coccolato da una nidiata di figli. Perché, spiega Di Porto: “Abbiamo avuto ferite che ci hanno segnato nel profondo ma dal profondo siamo risaliti”. Interviene l’assessore alla Memoria Elvira Di Cave: “Questa serata, giunta al quarto anno, è dedicata a David Di Veroli e a Mario Limentani. Un particolare ricordo va poi alla bambina di soli tre mesi uccisa ieri a Gerusalemme per mano di un terrorista”. Il direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti aggiunge: “Il 16 ottobre è la faccia nera dell’Italia e non bisogna mai dimenticarlo. Trovo molto triste che la vicenda legata al Museo della Shoah di Roma sia stato un pretesto per continuare a collegare i soldi agli ebrei”. “Un museo – interviene il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – di cui non abbiamo bisogno noi, ma gli altri”. Rav Di Segni rievoca infine l’esperienza toccante del kaddish durante il viaggio ad Auschwitz Birkenau: “Sono i valori che ci salveranno sempre”. Conclude Sami Modiano, testimone della Shoah originario di Rodi: “Quando sono tornato da Auschwitz non avevo più nessuno. La Comunità ebraica di Roma è stata la mia famiglia. Grazie”.
Rachel Silvera @rsilveramoked
(24 ottobre 2014)