Time out – Diritti e doveri

daniel funaroLa colpa di Yehuda Glick è quella di sostenere che anche agli ebrei spetti il diritto di accedere alla Spianata delle Moschee. Una pretesa assurda perfino per il “moderato” e amico di Barack Obama, Abu Mazen che stamattina ha definito una dichiarazione di guerra la chiusura per motivi di sicurezza dell’area contesa. Lo stesso Abu Mazen che pochi giorni fa aveva definito gli ebrei mandrie di bestiame che dissacrano la santità della Spianata con un linguaggio degno della peggior propaganda nazista. In fondo, qualche lettore si chiederà, a parte il linguaggio orribile utilizzato, perché mai gli ebrei dovrebbero e vorrebbero accedere a un luogo santo per l’Islam, se non per provocare? Chi lo ha pensato si tranquillizzi; anche dalle nostre parti è pieno di intellettuali e professionisti della pace che ritengono che un divieto che nega esclusivamente agli ebrei, in quanto animali impuri, di non accedere in un determinato luogo non sia così scandaloso. Se poi è espresso da un uomo di pace come Abu Mazen come non fare un sacrificio di questo genere per la pace. Il problema però non è neanche questo, perché dietro la volontà di negare agli ebrei l’accesso in quell’area più che una volontà razzista, c’è una strategia ponderata che punta a negare la presenza storica degli ebrei in Israele testimoniata dall’esistenza del Tempio di Gerusalemme, la cui parte più santa, quella del Sancta Sanctorum, si trova proprio nell’area contesa della Spianata, costruita ovviamente ben prima della Moschea. La volontà di negare agli ebrei il diritto di accedere in quella zona serve perciò a cancellare il fondamento della presenza ebraica, come se qualcuno negasse ai cristiani di accedere alla Chiesa della Natività a Betlemme perché nei pressi c’è un luogo santo per i musulmani. Cari amici cristiani, diteci voi, ma al posto nostro, glielo permettereste?

Daniel Funaro

(30 ottobre 2014)