Nugae – Concerto per mandolino
Un tocco di saggezza centenaria in una convulsa domenica mattina: “Essere preparati è rispettare le altre persone e rispettare se stessi, la propria dignità”. L’autrice è la splendida Emily Kessler, che non è proprio centenaria ma comunque ha novantasette anni, è sopravvissuta alla Shoah, e si esibirà domani al Lincoln Center di New York di fronte a trecento persone suonando il mandolino per accompagnare canzoni in yiddish e russo. È un pensiero così bello, uno sprone allo stesso tempo deciso e delicato per tutti i procrastinatori incalliti. Per quell’esame mi preparerò tra un po’ tanto la nottata sui libri funziona sempre, la tesi la continuo domani tanto il colloquio con la professoressa è nel pomeriggio, il documento per il check in lo tiro fuori tra un po’ tanto non mi succederà come ogni volta che al mio turno non ce l’avrò e rovescerò tutta la borsa di fronte a una fila iraconda. Alla fine va sempre bene, ma perché sottoporre se stessi a stress continuo e qualche figura da svampita? È vero che prepararsi con anticipo è un segno di rispetto. Come ha fatto Emily, per cui questo concerto è anche un debutto. Quando la direttrice dell’associazione di assistenza a sopravvissuti alla Shoah a cui si rivolge glielo ha chiesto ormai diversi mesi fa, lei ha cominciato ad allenarsi subito. La storia di Emily tra l’altro vale la pena di essere letta, è una meravigliosa fonte d’ispirazione. Dopo una vita difficile e dolorosa, le sembrava di aver perso il diritto di sorridere. Il mandolino, che suonava da bambina in Ucraina, era legato a tempi felici, e dunque per molti anni non ha più voluto suonarlo. “Ma dopo un po’ pensi: quanto a lungo devo piangere?”, si è chiesta. E così ha comprato un mandolino, e l’ha suonato per gli ultimi 30 anni. “Mi aiutava a sfuggire alla tristezza”, ha detto Emily. “Non è sempre un bene sentirsi tristi. Mi capitava di trovarmi per strada, e senza nemmeno pensarci di sentire il mio cuore riempirsi di lacrime. Non più, ora va bene”. Ecco, da un momento all’altro. E si tratta sempre della stessa lezione in fondo, anche per essere felici è sufficiente decidere di smettere di piangere e semplicemente di iniziare qualcosa che faccia sentire tali. Senza rimandare, senza esitare. E sono così belle queste storie, quella di Emily Kessler e il suo mandolino ma viene subito in mente anche quella di Alice Herz-Sommer o il suo pianoforte, che quasi quasi inizio a suonare il clarinetto. O finisco la tesi, forse è meglio.
Francesca Matalon
(9 novembre 2014)