Israele, aumentano le preoccupazioni
La paura cresce in Israele dopo che, a poche ore di distanza, è stata incendiata una moschea vicino a Ramallah e dei molotov hanno colpito una sinagoga a Shfaram, in Galilea. Fiamma Nirenstein scrive sul Giornale: “La simmetria dei due episodi di violenza di ieri in Israele disegna il peggiore degli incubi: la guerra di religione, peggiore del conflitto territoriale che forse, poi, alla fine, può presupporre una soluzione il cui logoro slogan è due Stati per due popoli”. La polizia indaga sull’incendio della moschea, ma “il sindaco sindaco Faraj al Naassaneh, è sicuro della colpevolezza dei membri di un gruppo fuori legge chiamato ‘Price tag’, un nome che vuole indicare il prezzo del danno portato dal governo israeliano quando sgombera e distrugge gli insediamenti illegali, ma anche quello degli attacchi arabi alla popolazione israeliana”. Il capo del consiglio regionale della Samaria Gershon Mesika ricorda invece come già in episodi passati il fuoco era stato appiccato da un residente arabo per procurare una provocazione. Intanto da un articolo su Israel Forbes, emerge l’inquietante notizia che Hamas è l’organizzazione terroristica più ricca del mondo dopo l’Isis, disponendo di un miliardo di dollari. “Il denaro – scrive Nirenstein – arriva dai fondi dei donor (fra cui anche l’Unione europea e gli Stati Uniti) che non si riesce a controllare, dal Qatar e dall’Iran e – secondo le fonti di Forbes – dai traffici illegali, compreso quello della droga. I donor, subito dopo la guerra, hanno promesso 4 miliardi di aiuti, ma dove andranno se non nelle tasche di Hamas? Se si guarda alla popolazione di Gaza, in stato di miseria e sofferenza, e si compara ai fondi di Forbes, si capisce dove finiscono i fondi per Gaza”.
La sinagoga colpita dai molotov, ricorda Avvenire, è “a Shfaram, villaggio della Galilea a maggioranza araba”. Un luogo che era diventato “esempio di convivenza quando, pochi mesi fa, è stato ridipinto da giovani arabi e israeliani, insieme, nell’ambito di una iniziativa condivisa contro l’intolleranza”. “I danni materiali – conclude – sono stati lievi. Evidenti quelli simbolici”.
Le tensioni aumentano dopo la decisione di Israele di costruire 200 case a Gerusalemme Est. Su Libero la notizia: “La zona è considerata dalla comunità internazionale e dai palestinesi parte della Cisgiordania”. La Casa Bianca ha immediatamente espresso le proprie preoccupazioni in merito mentre “il leader di Tanzim (il braccio armato di Fatah), Marwan Barghouti, che dal carcere dove sta scontando 5 ergastoli, ha esortato tutti i palestinesi a lanciare la terza Intifada”.
Famiglia Cristiana esce oggi con un ampio approfondimento sulla crisi tra Israele e Gaza, dopo la missione della Chiesa italiana nei territori colpiti. Sami El-Yousef, direttore della Pontifical Mission a Gerusalemme, intervistato da Fulvio Scaglione, spiega: “Israele si è ammorbidito per quanto riguarda il transito di aiuti. Il che non è necessariamente un bene perché Gaza torna a una mentalità assistenziale. La gente si aspetta che qualcuno risolva il problema”. Desta perplessità inoltre il commento dello stesso Scaglione: “L’assedio e il nemico sionista convengono ad Hamas, che grazie a essi mantiene il dominio sulla Striscia e, al modico prezzo di un migliaio di morti ogni due anni, si fa rifinanziare da Paesi arabi e comunità internazionale. II regime di Hamas a Gaza conviene a Israele: un interlocutore più ragionevole farebbe saltare il bluff dello Stato ebraico che con i palestinesi, semplicemente, non sa che fare”.
“L’intellighenzia d’Israele adesso spegne la luce e scappa all’estero” questo il titolo dell’articolo sul Foglio di Giulio Meotti che fa una panoramica degli intellettuali israeliani trasferitisi in Europa. ” Dal 2008 vive in Inghilterra Han Pappé, già docente all’Università di Haifa (…) Assieme a lui, nel Regno Unito, vivono lo storico israeliano Avi Shlaim e il giurista Oren Ben-Dor della Southampton University. (…) Nella sua villa in Toscana, sulle colline di Ponte Buggione, a Pistoia, è morto Amos Elon, decano dei corrispondenti di Haaretz, dove divenne il protetto dell’austero editore Gershom Schocken, e poi l’autore di libri adottati nelle scuole d’Israele e del bestseller ‘Gerusalemme’ (Rizzoli). Anche la figlia, Danae Elon, apprezzata regista di sinistra, vive a New York”.
Continua il reportage di Gad Lerner su Repubblica, dedicato oggi ai partigiani curdi di Erbil che resistono all’Isis. Lerner fa un affresco dell’ambiente circostante: “La potenza emergente del nazionalismo curdo trasformatosi ormai in Stato di fatto, sulle ceneri dell’Iraq avviato a dissoluzione, si celebra agli incroci delle larghe e trafficate avenues di Erbil. Qui i profughi in fuga da Kobane e Mosul chiedono l’elemosina sovrastati da megaschermi in cui il Falcon Group pubblicizza la ricchezza delle sue torri avveniristiche chiamate Empire Diamond, alternandole con visioni delle raffinerie di petrolio. Riesce difficile pensare alla ferocia della guerra, ai miliziani del Califfato insediati a poche decine di chilometri da una metropoli che per lusso e disegno architettonico cresce a vista d’occhio sul modello di Dubai”.
Appuntamento questa sera con la terza edizione milanese di BookCity. “Sul palcoscenico del teatro Del Verme – scrive il Corriere della Sera – ci sarà David Grossman, uno dei più grandi scrittori israeliani contemporanei”. Grossman discuterà con Edoardo Vigna della “forza delle parole” e riceverà dal sindaco Giuliano Pisapia, il Sigillo della Città, “prima edizione di un riconoscimento che diventerà un appuntamento fisso”.
Paolo Berizzi de la Repubblica annuncia l’arrivo a Milano, il 29 novembre, di mille neonazisti in occasione dell’happening musicale Hammerfest. Ma chi sono gli Hammerskin? Berizzi scrive: “Fautrice della supremazia della razza bianca, Hammerskin Nation, o Fratellanza Hammerskin, per simbolo due martelli incrociati in marcia contro le minoranze, è un’organizzazione internazionale nata a metà degli anni ’80 negli Stati Uniti da una costola del Ku Klux Klan. II pensiero hammer skin sta tutto nella frase attribuita all’americano David Lane (condannato negli Usa a 190 anni di carcere per assassinio e cospirazione): ‘Dobbiamo assicurare l’esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi’. Puro stile ‘White Power’. Odio impastato da antiebraismo e avversione contro le comunità nere, il nazionalsocialismo come base per la costruzione del Nuovo Ordine, violenti battesimi del sangue per i nuovi adepti sottoposti a pestaggi e costretti a lottare contro cani da combattimento”. Se un anno fa il sindaco Pisapia condannò l’evento e la città sembro essere stata colta di sorpresa, conclude Berizzi, “ora la ‘patata bollente’ si ripropone”.
Dopo l’ultimo video musicale Only, con immagini che evocavano chiaramente il nazismo, la cantante di Nicky Minaj si è scusata pubblicamente: “Non volevo offendere nessuno”. A riportare la notizia, tra gli altri, la Repubblica.
La nostalgia nazista che continua a destare preoccupazioni anche in Italia: a Castellanza svastiche, croci celtiche e minacce dirette al circolo del PD (la Repubblica), a Torino una svastica e una scritta offensiva sono comparse sulle serrande della sede di Rifondazione Comunista (La Stampa).
Nazismo e Heidegger: in un articolo di Avvenire, Edoardo Castagna ripercorre le posizioni politiche del filosofo attraverso il nuovo saggio di Donatella Di Cesare, filosofa alla Sapienza di Roma e vicepresidente della Società Heideggeriana, “Heidegger egli ebrei. I Quaderni neri” (Bollati Boringhieri). “La Di Cesare – che all’indomani della sua prima lettura dei passi sull’ebraismo dei Quaderni neri si era dichiarata sconvolta – paragona gli appunti heideggeriani al diario di bordo di un naufrago che attraversa la notte del mondo”.
Paola Polidoro scrive sul Messaggero della pubblicazione di un libro di John Fante con la foto della copertina sbagliata. Un errore da parte della casa editrice Einaudi che promette una pronta ristampa, rendendo però l’edizione un cult. Ripercorre quindi un altro caso, quello del volume “Pasqua di sangue di Ariel Toaff, edito dal Mulino e poi ritirato per accuse di antisemitismo. Il libro fu poi ristampato senza le pagine incriminate, ma le copie della prima stampa ora valgono centinaia di euro”.
Rachel Silvera, twitter @rsilveramoked
(13 novembre 2014)