matrilinearità…
“E non ti imparenterai con loro: tua figlia non concederai per suo figlio e sua figlia non prenderai per tuo figlio. Perché egli allontanerà tuo figlio da me e serviranno altri dei e l’ira di D-o sarà in voi e ti distruggerà velocemente”. (Deuteronomio 7, 3)
Commento. Con loro non dovrai imparentarti: a un suo figlio non dovrai concedere in sposa tua figlia, e per tuo figlio non prenderai in sposa una sua figlia, perché un suo figlio allontanerebbe da me tuo figlio, il figlio di tuo figlia, ed essi presterebbero culto ad altre divinità, di conseguenza l’ira dell’Eterno si accenderebbe contro di voi e in breve ti distruggerebbe.
Ghemarah: Con una donna straniera, da dove si impara che il matrimonio non è valido? Come è detto: “non ti imparenterai con loro”, per insegnarci che in questo caso non esiste alcuna norma matrimoniale valida. Ma ci si chiede: bene, da ciò si deduce che non è possibile alcuna forma di matrimonio; ma da dove si impara che un figlio segue lo status della madre? Disse Rabbi Yochannan a nome di Rabbi Shimon Ben Yochay: il verso dice: “perché (un suo figlio) allontanerà tuo figlio da me”, e dal momento che il testo mette in guardia che in seguito al matrimonio di una ragazza ebrea con un non ebreo il non ebreo allontanerebbe il figlio dal servizio di D-o, se ne deduce che con l’espressione “tuo figlio” si intende proprio solo il figlio di una madre ebrea (tua figlia), di conseguenza il figlio di una donna straniera viene chiamato e considerato “suo figlio”.
Su questa fonte, insieme a molte altre che non possono essere analizzate in questa sede, si basa la matrilinearità come criterio di appartenenza al popolo ebraico.
(Qiddushin 68b. Si vera però anche Tosfot in loco “Amar Qrah”. Si veda però anche Yevamoth 23a).
Al giorno d’oggi, alcuni ebrei, insistono nel sostenere che la matrilinearità dell’identità ebraica è un’interpretazione talmudica molto posteriore all’epoca biblica. Storicamente potrebbe anche essere vero, ma non è affatto rilevante quando parliamo di Torah Orale. Su queste premesse di carattere storico si potrebbe sostenere la stessa osservazione anche riguardo ai Tefillin, allo Shabbath, alla Kashruth e tutto il resto della Halachà. Così facendo però demoliremmo, pezzo per pezzo, tutto l’ebraismo tradizionale.
La Rivelazione della Torah Orale può essere considerata da due punti di vista: quello tradizionale e quello storico. Tradizionale è il rapporto con l’evento profetico di Moshe: la Halachà di Moshe dal Sinai. Storico, invece, è il rapporto con la datazione dei vari libri della vasta letteratura rabbinica nel corso delle generazioni. Imprescindibile quindi per la tradizione ebraica non è il fatto storico, ma il fatto teologico: tutta la Torah Orale è Rivelata.
Moshe ricevette la Torah (Scritta e Orale) sul Sinai e la trasmise a Yehoshua; Yehoshua la trasmise agli Anziani e gli Anziani ai Profeti; e i Profeti la trasmisero ai membri della Grande Assemblea. Questi ultimi solevano dire tre cose: “Siate cauti nel giudicare, educate molti discepoli e fate una siepe intorno alla Torah”. (Pirkeh Avot, 1,1)
È scritto anche: Rabbi Levi Bar Hama disse a nome di Rabbi Shimon Ben Laqish: Quale è il significato di quanto è scritto: “E io ti darò le Tavole di pietra e la Legge e i Precetti che Io ho Scritto per loro Insegnamento”? (Esodo.24.12). “Tavole” sono i Dieci Comandamenti; “Legge” è la Torah (Pentateuco); e i “Precetti” sono la Mishnah; “Scritto” sono i Profeti e gli Agiografi (Neviim e Ketuvim); “Insegnamento” è il Talmud. Da qui si rileva che tutti questi testi furono dati a Moshe sul Sinai. (Berachot 5a).
La Torah, la Mishnah, il Talmud, l’Haggadah e ogni altro commento che ogni discepolo intelligente (sulla base delle regole ermeneutiche stabilite dalla stessa Torah Orale) insegnerà in futuro coerentemente con la tradizione e in presenza del suo maestro, tutto questo è già stato comunicato a Moshe sul Sinai. (Midrash Tanhumah 58b).
Paolo Sciunnach, insegnante
(17 novembre 2014)