Qui Milano – Il tradimento secondo Amos Oz

SONY DSCDifficile pensare a un’accezione positiva della parola “traditore”. Nessuno vorrebbe essere additato come tale. Poi si ascolta o legge Amos Oz e si inizia a cambiare idea. “Spesso i grandi personaggi che hanno cambiato la storia sono considerati traditori da chi non é pronto al cambiamento”, spiegava Oz ieri in una sinagoga centrale gremita. “Anche io sono stato chiamato traditore ma considero questo appellativo come una medaglia, un onore perché nel gruppo sono in ottima compagnia”. Al “traditore” Oz il pubblico milanese di Bookcity ha riservato solo fragorosi applausi, nessun dito puntato: una fila imponente di persone ha affollato il tempio di via Guastalla, ha ascoltato silenziosamente lo scrittore israeliano leggere in ebraico alcune pagine del suo ultimo libro, Giuda (Feltrinelli) e ha scoperto che “ciascuno di noi è un traditore: non tradiamo forse i nostri genitori quando andiamo via di casa? Tradiamo la nostra coerenza quando cambiamo idea. E ancora tradiamo la nostra storica lavatrice quando scegliamo di rimpiazzarla con una nuova”. Tra ironia genuina e riflessioni anticonformiste, Oz racconta il suo Giuda, la sua idea di tradimento, conquistando pubblico e critica. Aveva aperto la rassegna milanese dedicata a libri e lettura il suo altrettanto celebre collega, David Grossman, a lui è invece affidata la chiusura. Da uno scrittore israeliano a un altro, entrambi protagonisti di riflessioni dolorose, entrambi, come ricordava ieri Daniele Cohen, consigliere della Comunità Ebraica di Milano, portatori di un messaggio di speranza per il futuro. Oz ci insegna ad avere il coraggio di cambiare, afferma Cohen in apertura dell’appuntamento al tempio, evento organizzato dalla Comunità ebraica di Milano in collaborazione con l’editore Giuntina e con Feltrinelli. “Scintille per un mondo che cambia” il titolo scelto per l’occasione, ricorda Shulim Vogelmann, direttore della Giuntina. Un momento per riflettere sui cambiamenti della nostra società, sottolinea Vogelmann, sul senso di Comunità, attraverso le parole di Oz – che ha dialogato con il compositore Fabio Vacchi – e di altri tre oratori: lo storico David Bidussa con la sua analisi sul sacrificio, la riflessione filosofica di Andrea Gessner su “Romain Gary e l’angoscia del re Salomone” e l’esperta di Kabbalah Yarona Pinhas, intervenuta sul legame tra la mistica ebraica e il rinnovamento.
Ma torniamo al romanzo di Oz, Giuda. Il giovane protagonista del racconto, ambientato alla fine degli anni 50 a Gerusalemme, Shemuel Asch lascia incompiuta la sua tesi sulla figura di Gesù vista dagli ebrei. “Il protagonista – ha spiegato Oz – pensa che Gesù sia stato il più grande ebreo di tutti i tempi e in quanto tale non avrebbe voluto vedere le violenze perpetrate nella storia a suo nome, come le crociate ad esempio”. Gesù secondo il protagonista “è nato ed è morto ebreo – ha detto Oz – non voleva cambiare le cose, non è mai entrato in una chiesa perché non esistevano, non si è mai fatto il segno della croce e non aveva alcuna conflittualità con gli ebrei”. Giuda “era colui che credeva di più in Gesù – ha spiegato Oz parlando del suo libro che ha fatto molto discutere soprattutto in Israele – ma spesso i grandi personaggi che hanno cambiato la storia sono considerati traditori da chi non é pronto al cambiamento”. “Anche io – ha concluso – sono stato chiamato traditore ma considero questo appellativo come una medaglia, un onore perché nel gruppo sono in ottima compagnia”.

Daniel Reichel

(17 novembre 2014)