Israele – Un giorno di lutto e tensione
Il giorno dopo il terribile attentato alla sinagoga Kehilat Bnei Torah di Gerusalemme, decine di persone si sono recate questa mattina al tempio per pregare. La Comunità si è riunita per ricordare le cinque vittime della feroce aggressione di ieri, quattro rabbini e un poliziotto, caduti per mano del rabbioso odio di due terroristi palestinesi. Presenti, tra gli altri, anche il ministro dell’Economia Naftali Bennett (di Habayt HaYehudi) e il parlamentare rav Dov Lipman (Yesh Atid). “Sono qui per dare supporto alle persone che in questa sinagoga fanno regolarmente minyan e per far arrivare il messaggio che il popolo ebraico non si farà intimidire dal terrorismo”, ha dichiarato rav Lipman. Sulle mura e le finestre ci sono ancora i segni dell’attentato compiuto dai due terroristi in modo premeditato (conoscevano il tempio e sapevano che la mattina avrebbero trovato i religiosi in preghiera) quanto sanguinario. Pistole, coltelli e machete, le armi usate per spargere morte dai due, poi uccisi dalla polizia. “Le immagini di martedì dell’attacco alla sinagoga di Gerusalemme – scrive oggi su Yedioth Ahronot Nahum Barnea, celebre penna del giornalismo israeliano – ci riporta in dietro ai momenti più difficili del popolo ebraico, ai progrom, alle rivolte, alla Shoah: ebrei massacrati mentre sono coperti dai talled, nel bel mezzo della preghiera; libri sacri intrisi di sangue; una sinagoga profanata”. Dopo dieci anni di relativa calma, afferma con amarezza Barnea, siamo tornati alla più cruda violenza, siamo tornati indietro invece che andare avanti. E la domanda che oggi in Israele rimbalza su vari media, su cui riflettono gli analisti, riguarda il futuro: cosa si può fare per andare avanti e cambiare le cose?
Intanto, per la prima volta quanto inevitabilmente, la sinagoga teatro del massacro ha dovuto aprire questa mattina con un rigido cordone di sicurezza a farvi da guardia. Ennesimo segnale di una situazione sempre più al limite. E, a testimoniarlo, anche le nuove rivolte in corso a Gerusalemme Est in queste ore, con giovani palestinesi scesi per le strade per protestare violentemente contro la distruzione dell’abitazione di un terrorista. Si tratta della casa dell’uomo che lo scorso 22 ottobre ha investito diverse persone a una fermata, uccidendo una bimba di tre mesi e una ragazza.
Daniel Reichel
(18 novembre 2014)