Est…

Se tutti gli abitanti di Yerushalaim fossero bambini, potremmo dire loro di non accettare caramelle dagli sconosciuti. Ma gli abitanti ebrei di Yerushalaim non sono bambini e non lo sono nemmeno gli abitanti cristiani né tantomeno quelli musulmani e quindi dobbiamo correre il rischio di accettare caramelle dagli sconosciuti. E questo non perché si debba per forza di cosa mangiare caramelle, ma perché nella realtà politica e, oserei dire, fisica di Gerusalemme è impossibile non accettare le caramelle, o per meglio dire, le relazioni con chi vive o viene da Est di Gerusalemme. E potrei pormi molte domande mentre prendo e dono altre caramelle, domande sul costo della sovranità su Gerusalemme Est e sul prezzo della cittadinanza israeliana a chi non mi dona caramelle ma asce e colpi di pistola. Siccome non sono un bambino, anzi non siamo bambini, dobbiamo accettare caramelle dagli sconosciuti. Anche perché chi viene da Est non è uno sconosciuto: è Fasi, il ragazzo che lavora per il supermercato e consegna la spesa a casa, è Ahmed colui che pulisce la scuola materna frequentata dai miei figli, è Mohamed che lavora con il mio amico ebreo italiano di Israele che si occupa di impianti elettrici, è Jerry il falegname che mi ha costruito mezza casa su prezioso consiglio di un amica architetto ebrea italiana di Israele anche lei. Se decidiamo di fare i bambini e di boicottare tutte le caramelle che ci scambiamo con gli sconosciuti (ed i conosciuti) che vengono da Est stiamo decidendo che il nostro tempo quotidiano è, di fatto, un fronte, una trincea continua, un continuo avere armi in pugno. Ma se decidiamo di comportarci in questo modo devo andare a dire ad Ahmed che lui ha sbagliato quando, ai tempi dell’operazione “Colonna di nuvola”, portò in braccio i miei due figli più piccoli al rifugio e solo dopo telefonò a casa sua, ad Est. E devo dire a Jerry che non mi deve importare più nulla della salute della sua nipotina ricoverata all’ospedale Haddassah di Gerusalemme, Ovest. E devo dire al mio amico di non mandarmi più Mohamed a casa. E così facendo devo anche ricordarmi di sputare sulla tomba di Zidane Saif zl, il poliziotto israeliano della comunità islamica drusa che è stato il primo ad entrare nella sinagoga di Har Nof per salvare i fedeli e venendo ferito a morte.
Le caramelle dagli sconosciuti e le caramelle scambiate con i conosciuti non sono il nostro unico problema quotidiano ed il loro rifiuto non cambierebbe la mia sicurezza, ma sicuramente cambierebbe la mia anima. La sicurezza passa per altre decisioni politiche e territoriali, passa per una riflessione su Yerushalaim e sulla minoranza araba di Israele in termini politici e di controllo, un controllo che non sia figlio della rabbia di questi giorni ma pensiero della realtà degli altri giorni, quelli nei quali Fasi, Ahmed, Mohamed e Jerry sono parte del quotidiano e non trincea che si sposta da Est.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(21 novembre 2014)