Qui Milano – Meeting of Presidents Gattegna
In occasione del quinto quinto Meeting of Presidents of Jewish Organisations, la tre giorni di convention apertasi a Milano venerdì, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
Cari Presidenti, cari amici,
prima di tutto, a nome dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di tutto l’ebraismo italiano, vi do il mio benvenuto in Italia.
Ringrazio lo European Council of Jewish Communities e l’American Jewish Joint Distribution Committee per aver scelto Milano come sede di questo incontro e per averlo reso possibile. È per noi un grande onore ospitare un evento di tale importanza, con un programma così denso di elementi da esaminare e di proposte da considerare. Sono certo che questi tre giorni saranno estremamente proficui.
Come probabilmente saprete, la Comunità ebraica italiana è piccola nei numeri ma importante per la sua storia e per la sua presenza significativa sul territorio. La nostra è la più antica comunità della Diaspora: gli ebrei vivono qui da ventitre secoli, più di duemila anni. Certamente, le sue vicende sono state alterne e l’antisemitismo ha costituito più volte una minaccia. Per tre secoli i nostri antenati hanno vissuto all’interno delle mura dei ghetti per ordine dei Papi che si sono succeduti. La nostra Comunità ha poi subito il regime Fascista e l’occupazione Nazista, e vissuto il dramma delle deportazioni, nonostante l’aiuto ricevuto da parte della popolazione.
Dopo aver abitato qui così a lungo, possiamo affermare con orgoglio che gli ebrei italiani sono un esempio di come sia possibile per una minoranza vivere in un Paese dove possa essere ben integrata e stringere stretti legami con il resto della popolazione, senza perdere la propria storia, le proprie tradizioni o la propria identità. La libertà e la democrazia dell’Italia di oggi ci permettono di essere attivi e visibili, e di attuare costantemente incontri e scambi con altri gruppi politici e culturali.
Anche la Comunità ebraica di Milano è l’esempio di una fortunata fusione. Al suo interno ha infatti accolto allo stesso tempo sia coloro che sono scappati allo sterminio Nazista sia numerosi gruppi emigrati da Paesi arabi e mediorientali a metà del secolo scorso, tra cui Egiziani, Libanesi, Persiani, e così via.
Oggi non viviamo più in tempi in cui possiamo formare e gestire Comunità ebraiche a sé stanti. Gli eventi attuali richiedono che analizziamo e affrontiamo i nostri problemi da una prospettiva europea. Gli argomenti di dibattito sono molteplici e questa è una meravigliosa occasione per esaminare e comprendere in profondità ciò che le nostre Comunità stanno affrontando oggi. In questo modo arriveremo a conoscerci meglio gli uni con gli altri.
L’Europa sta passando una fase cruciale della sua esistenza. È dunque più importante che mai che condividiamo le nostre esperienze come presidenti e leader comunitari. È evidente che ogni Paese sta vivendo situazioni diverse, ma in Europa le realtà nazionali sono strettamente interconnesse. Se consideriamo la notevole capacità, la forza e il potere sviluppato oggi dal popolo ebraico, che comprende lo Stato d’Israele e le Comunità ebraiche di tutto il continente, dobbiamo ammettere che siamo molto più solidi che nei secoli passati. Tuttavia non facciamo uso di questo traguardo nel modo migliore. Penso Comunità e istituzioni dissipino e sprechino una grande quantità di energie e di risorse, rivivendo i medesimi problemi e i medesimi ostacoli già affrontati nel passato.
Spero che nel futuro potremo superare la carenza di dibattito culturale e politico e di comunicazione, e che potremo costruire, insieme, un corpo rappresentativo efficiente. Siamo un microcosmo di problemi e opportunità, ma insieme possiamo compiere grandi cose. Dobbiamo sempre ragionare da un punto di vista europeo e condividere le nostre conoscenze ed esperienze. E dobbiamo farlo in un dialogo costante, senza interruzione. Dobbiamo, in altre parole, formare un network.
(23 novembre 2014)