esegesi….

Sovente mi capita di partecipare a conferenze dove i miei interlocutori sono sacerdoti di grande spessore culturale o docenti universitari, che colgo ebraicamente preparati, addirittura nel campo della lingua ebraica, del midrash e della letteratura esegetica rabbinica. Del resto questo non è una novità: citano passi e detti, costruendo un percorso coerente con la tradizione ebraica.
Oggi, tutto questo interesse per l’ebraismo e le sue fonti è certamente positivo e senza precedenti di sorta nella sua diffusione. Se guardiamo il commento esegetico della “Nuova Versione Della Bibbia Dai Testi Antichi” della casa editrice San Paolo, con testo ebraico a fronte, si nota subito che è ricco di fonti talmudiche e midrashiche; appare quasi un commento rabbinico a scapito della cristologia classica dell’Antico Testamento; e addirittura nell’esegesi del Nuovo Testamento (in Matteo più di tutti). Tutto questo è per certi aspetti sorprendente. Pone fine a tutta una teologia della sostituzione che tanto male ha fatto all’ebraismo: il Gesù di Matteo non ha dato una “nuova legge”, ma un’interpretazione all’interno del vasto panorama della tradizione ebraica (“La Halachà di Gesù” pag. 92 e segg.). Ebbene si, sono parole sante (permettetemi l’espressione). E non è certo una novità: potremmo spingerci a trovare un tutti i parallelismi, versetto per versetto, tra la letteratura rabbinica all’epoca della Mishnah e il “discorso della montagna”. E noi ebrei non possiamo che vedere di buon occhio questa evoluzione dottrinale e teologica della Chiesa moderna. Tuttavia, nello stesso tempo, tutto questo mi appare sconcertante. L’impressione è che ci si appropri, in definitiva, di una tradizione esegetica di millenni come se fosse sempre stato così: sembra quasi che la tradizione ebraica, così inglobata e fatta propria, citata e apprezzata, sia completamente distinta (cosa altra) dagli ebrei, dal popolo ebraico del qui ed ora, dall’ebraismo nella vita quotidiana. Insomma, mi sembra proprio che vada molto di moda l’ebraismo, ma non gli ebrei… E chi vuol intendere, intenda.

Paolo Sciunnach, insegnante

(24 novembre 2014)