…Stato

Il piano di spartizione della Palestina votato a larga maggioranza dall’assemblea dell’ONU il 29 novembre 1947, alla Parte I A dice: “Verranno stabiliti in Palestina Stati indipendenti, Arabo e Ebraico, e il Regime Internazionale Speciale per la Città di Gerusalemme (…) in ogni caso non oltre il 1 Ottobre 1948. I confini dello Stato Arabo, dello Stato Ebraico, e della Città di Gerusalemme saranno come descritto nelle Parti II e III più sotto”.
La dichiarazione di indipendenza di Israele dice: “In Eretz Israel è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l’eterno Libro dei Libri (…) Lo Stato d’Israele sarà aperto all’immigrazione ebraica e alla riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai profeti d’Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite (…) Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché assistano il popolo ebraico nella costruzione del suo Stato e accolgano lo Stato ebraico nella famiglia delle nazioni…”.
La sera del 14 maggio 1948, David Ben Gurion disse: “Dichiariamo la fondazione di uno Stato Ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d’Israele”.
Alla luce di questi testi, non è possibile dubitare che lo Stato d’Israele sia lo Stato del popolo ebraico, ossia lo Stato Ebraico. Né è possibile dubitare che Israele nasca come stato democratico che garantisce completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti. Che bisogno c’è allora di far passare in governo e poi alla Knesset una Legge della Nazione (Hok Haleòm) che stabilisce che Israele è uno stato ebraico oltre che democratico? In realtà nessun bisogno.
Di fatto, la proposta di Legge sulla Nazione, non solo riafferma l’irrinuciabile natura ebraica di Israele, che è già esplicita e ben nota a tutti (volenti o nolenti), ma soprattutto minimizza il diritto all’uguaglianza dei cittadini arabi dello stato, e pertanto sminuisce l’altrettanto irrinunciabile natura democratica dello Stato. L’assenza della parola “uguaglianza” nel testo provvisorio del provvedimento ancora da approvare in Parlamento induce a meditare sull’agghiacciante sottotitolo apparso in prima pagina sul Corriere della Sera di sabato 6 agosto 1938: “Discriminare non significa perseguitare”.
Ma al di là delle teorie più cospiratorie e allucinanti, è importante invece concentrarsi sul contesto politico reale dello sforzo di Netanyahu di far passare in fretta e furia la Legge della Nazione. Il vero problema politico è che l’attuale coalizione governativa, a causa dei suoi contrasti interni, non è in grado di far approvare il bilancio dello Stato che per legge deve passare entro il 31 dicembre, con una proroga eventuale di tre mesi. In caso contrario la legge determina lo scioglimento del parlamento e nuove elezioni. L’identica situazione si era verificata, con una diversa coalizione presieduta dallo stesso Netanyahu, alla fine del 2012. Dunque, è cominciata la campagna elettorale per la tornata del 2015, a due soli anni dalle elezioni precedenti, e questo spinge i politici a posizionarsi di fronte all’elettorato. In questo contesto, quello che succede nell’arco della destra israeliana è molto interessante, perché tre uomini, lo stesso Netanyahu, Naftali Bennett di Habayt Hayehudi, e Avigdor Liberman di Israel Beitenu, si contendono la leadership del settore. Questo spinge ognuno a presentare posizioni più estremistiche e a scavalcare l’altro da destra. Fanno coro a questo balletto i giovani deputati fondamentalisti del Licud e di Habayt Hayehudi. È sintomatico che sulla questione della salita dei politici sulla spianata del Tempio, all’unanimità i responsabili di tutte le forze di sicurezza, dall’esercito, alla polizia, ai servizi, abbiano espresso parere contrario alle visite esibizionistiche.Tutto questo offre argomenti pretestuosi ai gruppi fondamentalisti islamici che in ogni caso conducono la loro guerra santa contro l’esistenza di Israele ma che trovano una larga giustificazione popolare nei gesti ostentati da parte di politici ebrei israeliani a caccia di titoli sul quotidiano e di un seggio nella prossima Knesset.
La Legge sulla Nazione è stata disapprovata da Rubi Rivlin, il Capo dello Stato, che pure è noto per le sue posizioni fortemente nazionali e storicamente revisioniste. Questo indica che l’affannato populismo di Bibi non ha alcuno spessore ideologico, ma solamente ragioni strumentali. Il danno di immagine provocato al paese è invalutabile.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(27 novembre 2014)