A settant’anni dai tragici fatti di Pisa – Tornano alla luce i documenti della generosità di Pardo Roques

pardoroques Firenze, 27 novembre 1944. Nella città solo da poche settimane liberata dall’infamia nazifascista e ancora devastata dalle ferite della guerra, un notaio si trova a trascrivere su carta bollata il testamento olografo di Giuseppe Pardo Roques. Con una fine calligrafia vengono poste nero su bianco le ultime volontà del Presidente della Comunità ebraica di Pisa, il mitico Parnas, il grande benefattore della sua città che ha dedicato la sua esistenza agli atti di generosità e alla difesa dei più deboli. Proprio allo scoccare dei settant’anni, il 27 novembre del 2014, la Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane riunita in Roma ha ripreso in mano quelle carte riemerse dagli archivi e in questo modo ravvivato la memoria di Pardo Roques. Proprio in questi giorni, infatti, si è potuto portare a termine il grande progetto di valorizzazione e restauro del patrimonio immobiliare generosamente lasciato da Giuseppe Pardo Roques a favore dell’Unione delle Comunità con rendite in parte in favore anche delle Comunità di Pisa e di Livorno. A seguito di un complesso iter seguito e coordinato dal vicepresidente e assessore al Patrimonio dell’UCEI Giulio Disegni, ha potuto finalmente giungere all’approvazione della Giunta dell’Unione, con un’incredibile coincidenza di date, ossia esattamente settant’anni dopo il giorno in cui veniva alla luce il testamento con cui Pardo Roques istituiva propria erede universale l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. E’ questo il risultato di un paziente, complesso lavoro impostato e compiuto dal Consigliere dell’Unione Anselmo Calò, sia in qualità di vicepresidente e responsabile del patrimonio nella precedente consiliatura, sia di Consigliere coordinatore dei lavori di Commissione e rappresentante della Comunità di Pisa in quella presente.
pardo roquesIl progetto prevede tra le altre cose la ristrutturazione, la valorizzazione e la parziale alienazione per poter far fronte agli inevitabili ingenti costi richiesti dalle necessarie opere, degli storici palazzi siti nel centro storico di Pisa, in Via Sant’Andrea e in via Beccaria, proprio a fianco del bellissimo Palazzo Pardo Roques dove il Parnas e grande esponente della Comunità di Pisa viveva con i propri familiari. Sempre 70 anni fa, tornando ai fatti davvero tragici che oggi vanno ricordati, agli inizi di agosto del 1944, solo pochi mesi prima della stesura di quell’atto, quando Pisa era ancora lacerata dal fronte e dai combattimenti fra le truppe tedesche e fasciste in ritirata e le forze di liberazione, la casa di Pardo Roques veniva assaltata da una banda di criminali nazisti e dai loro complici giunti per depredarla. Nell’eccidio di indicibile bestialità venivano tragicamente assassinati lo steso Pardo Roques e diversi altri familiari e cittadini che nella sua abitazione avevano trovato asilo (Dario, Teofilo e Cesare Gallichi, Ida De Cori, Ernesto e Cesira Levi e insieme a loro Giovanna e Alice Ulivari, Silvia Bonanni, Emilia Del Francia, Dante Ristori). Forse presagendo la tragedia imminente, ferito dalla vergogna del tradimento fascista delle leggi razziste del 1938 e delle persecuzioni, lo stesso Pardo Roques aveva voluto nel proprio testamento destinare i propri beni al beneficio della collettività e delle istituzioni dell’ebraismo italiano eleggendone fra gli eredi l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane di allora, di cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di oggi è la conseguenza. Commozione e viva partecipazione per quel gesto di generosità e per quel coraggioso sguardo verso il futuro compiuto 70 anni fa, nel momento più buio, hanno segnato il riemergere del documento posto nella cartella presa in esame dalla Giunta in queste ore. I destini e i problemi, le ferite e i progetti, la storia e i valori degli ebrei italiani si sono incrociati al termine di una intensa giornata di lavoro per elevare un monito: le sofferenze e i grandi sentimenti di umanità delle generazioni che ci hanno preceduto devono essere costantemente presenti nella nostra memoria e costituiscono la migliore energia per affrontare con coraggio i complessi problemi dei nostri tempi.

gv

(28 novembre 2014)