No hate
Per fortuna, sembrerebbe che i manifestanti non abbiano impedito ai bambini rom di andare a scuola. La Questura di Roma si è incaricata di smentire questa prima ricostruzione, che accusava i dimostranti di estrema destra di Casa Pound e di Blocco studentesco di aver ostruito il passaggio ai bambini del campo di via Cesare Lumbroso, periferia Nord Ovest della Capitale. Speriamo proprio che sia così, che non ci sia mai dato di assistere all’odio più abietto, quello verso i bambini, che oltretutto mortificherebbe la scuola, uno dei pochi strumenti di integrazione di cui disponiamo.
Detto ciò, mi pare che nel paese il clima si sia fatto assai pesante. Per rimanere a Roma, è scattata la “caccia al centro di accoglienza”. Dopo gli scontri di Tor Sapienza, di cui abbiamo parlato due settimane fa, tutti si sono resi conto che basta una protesta in favore di telecamera per ottenere qualche vantaggio nella trattativa con lo Stato. Ecco quindi che in vari quartieri basta l’annuncio, o anche solo l’ipotesi, di un centro di accoglienza per stranieri, che subito parte la manifestazione, la mobilitazione, l’ostentazione del disagio.
In questo quadro di esasperazione vera e di mestatori di professione – leghisti, neofascisti, tifo organizzato – tutti i politici sanno che difendere i rom non conviene. Nell’immaginario comune sono associati al furto, alla sporcizia, alla menzogna e persino al furto dei bambini. Se anche una buona parte di “zingari” sono cittadini italiani (i sinti), è più redditizio elettoralmente convivere con gli stereotipi e tirare dritto. Proprio per questa ragione merita un plauso convinto Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana.
Ormai già in campagna elettorale, il governatore uscente ha compiuto un gesto semplice: sul suo profilo Facebook ha pubblicato una foto dei suoi vicini di casa, tre generazioni di rom. Tanto è bastato a far esplodere la rabbia dei razzisti da tastiera, che, protetti dallo schermo, si sono lasciati andare a ogni sorta di nefandezza. A poco sono servite le precisazioni di Rossi, che ha descritto il programma d’integrazione cui la famiglia in questione partecipa. L’intolleranza era servita. A noi non resta che promuovere la campagna di sensibilizzazione dell’Unione europea citata dallo stesso Rossi: www.nohatespeechmovement.org.
Speriamo che serva a qualcosa.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(2 dicembre 2014)