Qui Torino – La via di fuga dello zio Renzo. La foto di famiglia torna viva

Torino - incontro fubiniNella serata di ieri la Comunità e il Gruppo di Studi Ebraici hanno incontrato Federico Fubini, inviato e editorialista del quotidiano la Repubblica, in occasione della pubblicazione del suo libro La via di fuga, un’opera che parla del passato per ritrovare elementi del presente, parla di crisi economica e sociale, facendo emergere tendenze comuni tra la crisi del ’29 e i giorni nostri, tra l’epoca delle leggi razziali e il disgregarsi oggi del potere dello stato e di conseguenza della libertà dei cittadini, attraverso l’analisi di due realtà, quella della Grecia, dove riemergono tendenze neonaziste e quindi la risposta alla crisi economica si articola nella costruzione di un nemico interno, e quella della Calabria, in particolare di Catanzaro, dove regna la compravendita del voto. A fare da cornice a quest’opera è la vicenda personale del prozio, Renzo Fubini, docente Universitario di Economia, che perde la cattedra in quanto ebreo e che verrà poi catturato dalla polizia e in seguito deportato ad Auschwitz, nel 1944. L’incontro è stato presentato e moderato da Giulio Disegni, vice presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Alle parole di presentazione dell’autore sono seguiti gli interventi di Chiara Saraceno, Docente di Sociologia dell’Università di Torino, di Bruno Contini, e della figlia di Renzo, Bice Fubini.
Ciò che rende l’opera singolare è la sua capacità di intrecciare storie nella storia, piani presenti e piani passati e, nel cercare di analizzarne uno, è possibile capire qualcosa dell’altro. Davanti a una crisi, che sia di natura economica,politica, sociale, psicologica, si può reagire in tre diversi modi al sistema in declino, spiega Federico Fubini, riportando il pensiero dell’ economista Albert Hirschman, ex allievo di Renzo: si può scegliere la lealtà (loyalty), la protesta (voice) o la defezione (exit). C’è una quarta scelta che si può compiere davanti a un sistema in declino, ed è la via di fuga, o meglio, continua l’autore, la isteresi del comportamento, cioè il rimuovere la realtà presente riproducendo comportamenti compatibili con il passato, così da compiere un’azione inefficacie perché si basa su un contesto che non è quello reale. La genesi del libro di Federico Fubini è proprio legata a un episodio di via di fuga dal presente per non agire su di esso in maniera concreta: si tratta del mancato intervento di Luigi Einaudi a cui Renzo, in quanto collega, aveva chiesto un aiuto per poter vincere una borsa di studio all’estero così da poter allontanarsi dall’Italia in seguito alle Leggi Razziali. Einaudi interviene formalmente, inviando una lettera di presentazione, ma non fa nulla più di questo. I toni della lettera sono pacati, asettici, come se non volesse riconoscere che in realtà quella fatta da Renzo non era solo una richiesta di approfondire gli studi all’estero, ma era di cercare uno spiraglio per evitare il triste destino che poi gli toccherà nel 1944.
Chiara Saraceno si sofferma su aspetti legati alla storia della famiglia di Renzo Fubini, analizzando in particolare la storia della mobilità sociale in termini di accesso alla cultura. In seguito analizza anche lei le diverse scelte d’azione davanti a una crisi: sostiene che in qualche modo vengano attraversate tutte: “dopo aver tentato la lealtà, segue la protesta e infine a mali estremi la defezione. La quarta via la descrive in termini di cecità intenzionata: è una scelta quella di non vedere, è una cecità autoprotettiva, non ci si vuole assumere la responsabilità della denuncia. Ci sono vie di fuga che sono di fatto un tappo sia per la voice sia per la fuga degli altri”. Questo è ciò che è accaduto appunto dopo il mancato intervento di Luigi Einaudi.
Bruno Contini sostiene che l’analisi compiuta da Albert Hirschman pervada un po’ tutta l’opera e l’agire dei vari personaggi. Segue l’intervento di Bice Fubini che ringrazia Federico Fubini perché attraverso la sua opera ha finalmente rotto il silenzio che circondava la figura del padre Renzo, riportando alla luce la sua vita, mentre lei si ricordava solo di pochi frammenti. “Federico ha riannodato i frammentati ricordi che avevo e ha offerto il racconto di una vita di un uomo di cui si ricordava solo la morte”.
Federico Fubini è partito da un mancato intervento per analizzare una crisi profonda del passato per poi planare sulla realtà presente dove di nuovo crisi politica sociale ed economica si fondono assieme e dove Catanzaro e Atene sono due esempi di punti di massima tensione di un tessuto che rischierà molto presto di strapparsi. “Oggi lo stato è in default, lascia dei vuoti nell’istruzione, nella salute, nella sicurezza e questi vuoti vengono pericolosamente riempiti da organizzazioni pronte a imporre il loro programma offrendo una visone per forza distorta e di parte”.

Alice Fubini

(4 dicembre 2014)