Qui Roma – L’antico Ghetto torna alla luce

IMG_8058Il Tevere è invadente. Le case anguste, sviluppate in altezza. Un panorama soffocante eppure terribilmente affascinante, avvolto da un’aura di mistero. La ricostruzione 3D dell’antico Ghetto di Roma, voluta dal Museo Ebraico della città e realizzata grazie al finanziamento della Rothschild Foundation dal gruppo di architetti di Progetto KatatexiLux è una piccola macchina del tempo dentro le cui pieghe possono dipartire mille storie, infiniti punti di vista. Un ricostruzione fedelissima del Ghetto (il luogo nel quale dal 1555 furono stipati migliaia di ebrei) negli anni ’80 dell’800, poco prima di essere demolito per sempre. “Un’operazione importante” spiega il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni che con il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici condivide l’entusiasmo. “Sono molto emozionato – ha spiegato Pacifici durante l’inaugurazione di ieri pomeriggio – perché ho scelto di aspettare e vedere insieme a tutti voi questo progetto. Quanto è affascinante immaginare come vivevano i nostri bisnonni ora che siamo finalmente cittadini liberi? Come vedrete la situazione del Ghetto Ebraico di Roma era drammatica, le condizioni precarie. Proprio per questo nacquero le prime confraternite assistenziali. Mi piacerebbe che il viaggio 3D che offriamo al museo diventasse una app, consultabile da tutti”. L’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Roma Gianni Ascarelli spiega la nascita del progetto: “Abbiamo iniziato a pensare a questo dopo un viaggio: con la ex direttrice del Museo Daniela Di Castro, andammo al Musée de Plans-Reliefs di Parigi all’interno del quale sono custoditi i plastici di diverse città fatti di scatole foderate di seta e realizzate a partire dal volere di Luigi XIV. Un percorso che è poi continuato con l’attuale direttrice del museo Alessandra Di Castro”. La direttrice spiega: “Abbiamo dunque cominciato a raccogliere fonti come planimetrie, fotografie e soprattutto gli acquerelli realizzati tra il 1878 e il 1896 da Ettore Rosler Franz che potessero aiutarci a ricostruire l’antico Ghetto”. Un lavoro che ha portato alla creazione di un importante database consultabile attraverso diversi criteri di ricerca. “Noi di Progetto KatatexiLux – spiegnao gli architetti – dopo aver raccolto il materiale lo abbiamo fatto dialogare. Abbiamo geolocalizzato le foto nelle planimetrie attraverso le fonti. E quando le fonti erano oscure, è stata la stessa ricostruzione a indicarci dove localizzare le diverse foto. Un processo che non ha richiesto o implicato un giudizio estetico ma è stato fondato sulla pura scientificità. Interessante poi pensare che l’ultimo edificio ad essere demolito fu quello delle Cinque Scole; si aspettò infatti l’inaugurazione del Tempio Maggiore”. Conclude la direttrice del Museo ebraico di Roma Alessandra Di Castro: “Dopo aver ricostriuito l’ambiente dentro il quale stretti e sofferenti vivevano i nostri bisnonni, con la professoressa Serena Di Nepi sognamo un prossimo passo: animare questo Ghetto 3D di persone e storie”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(5 dicembre 2014)