Qui Trieste – La magia del racconto

pressburgerNell’ultima Sabatina del 2014 Giorgio Pressburger, ospite della serata, ha creato per i presenti una dimensione magica, accompagnandoli in un luogo libero dal contingente, in cui emergesse quanto di universale e costante ci sia nella vita di tutti gli individui, in ogni generazione. In una serata in cui non sono stati proposti dei brani da ascoltare, la musica è stata presenza continua. Le tante espressioni artistiche in cui si è cimentato con tanto successo non sono state sfoggiate, ma erano lì, vive: il teatro, affrontato sia come drammaturgo sia in qualità di regista nella prosa e nella lirica; la letteratura, con opere di narrativa, saggistica e critica; il cinema, anche in questo caso la regia; più di quarant’anni d’insegnamento nelle accademie drammatiche e nelle università. In risposta a Valerio Fiandra, che ha presentato la serata, e agli interventi di Gianfranco Franchi, Paolo Cervi Kervischer, Walter Chiereghin, attraverso esempi grandemente evocativi come quello di Carlo Michelstaedter, ha ricordato la necessità costante, per ogni giovane, di inventare un proprio mondo, mondo di difficoltà, ma anche di possibilità, ricordando che i geni sono sempre stati giovani e che in essi sta la speranza.
Il tema della serata, “Musica e politica”, è stato affrontato in modo alto e con infinito garbo affermando quanto la musica, esprima sempre un pensiero anche quando non appare in modo evidente e, citando esempi come l’Ouverture 1812 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, in cui l’inno francese, la “Marsigliese” si confronta e scontra con quello zarista “Dio salvi lo zar”, possa anche avere un peso politico degno del Capitale di Karl Marx.
In altri contesti la musica è stata causa od occasione di diatribe e veri e propri scismi, come nel caso dello scontro fra canto gregoriano e patriarchino nelle Venezie fino alle soglie del XVII secolo. Una piccola orchestra può unirsi alla musica elettronica per dimostrare, come fece Bruno Maderna, che l’uomo può convivere e non farsi sopraffare dalla tecnica, che non ha in sé la necessità di eliminare la cultura ma sta a noi evitare di agire come se ciò fosse possibile.
E poi l’“Attila” di Verdi, il “Woyzeck” di Alban Berg, per concludere con il confronto tra la musica di Richard Wagner e quella di Arnold Schoenberg che, in particolare, nel suo “Mosè e Aronne”, con gli stessi strumenti del linguaggio musicale usati dal primo per sostenere il mito del superuomo, afferma a sua volta l’importanza della solidarietà fra tutti gli individui.
Giorgio Pressburger ha offerto tantissimi spunti e l’Antico Caffè San Marco, che ha ospitato la prima edizione di Sabatine, si è dimostrato una volta di più il posto ideale per questo tipo di occasioni, un luogo in cui il tempo può per un po’ sospendersi per dare spazio ad una riflessione collettiva, importante quanto quella solitaria, che permetta di “tornare nel mondo” un po’ più consapevoli e sereni.

Paola Pini

(La foto è di Nathan Neumann)

(16 dicembre 2014)