Periscopio – Riconoscimenti

lucreziE così, si allunga continuamente, di giorno in giorno, di ora in ora, l’elenco di Stati, organizzazioni, parlamentari, intellettuali, di ogni colore e nazionalità, che a gran voce chiedono, reclamano, pretendono il riconoscimento della Palestina come Stato. Solo alcuni ostinati retrogradi, imperialisti e reazionari, osano opporsi all’impetuoso vento della storia, il vento pro-Palestina, ma sono inevitabilmente destinati a essere sconfitti, perché il vento non si può fermare, così come non si può fermare il corso della storia. Mi ricordo che, quand’ero ragazzo, una delle frasi più ricorrenti era che “La storia va a sinistra”. Si è capito, ma solo dopo, che la Terra è rotonda e, andando sempre verso sinistra, si ritorna poi a destra, o magari si perde la strada. Ma sono solo ricordi di un remoto passato, perché ormai la destra e la sinistra, si dice, non esistono più. Esiste ancora, però, evidentemente, l’idea che la storia vada in una certa direzione, e che là debba andare per forza. E la direzione, al giorno d’oggi, è quella che porta al libero stato, sovrano e indipendente, di Palestina. Quando ci sarà, saremo tutti felici e appagati, mentre, fintanto che l’obiettivo non sarà raggiunto, non solo il Medio Oriente, ma tutto il mondo sarà segnato dall’ingiustizia e dalla sofferenza.
I pochi reprobi che ancora si oppongono all’ineluttabile corso degli eventi, intanto, continuano, inascoltati, a sollevare delle cavillose domande.
La domanda, per esempio, di come mai l’obiettivo di uno stato arabo indipendente in Palestina – accanto a quello ebraico, e non al suo posto -, che fu ufficialmente proposto, a livello internazionale, già dagli anni ’20 del secolo scorso, e quindi quasi cento anni fa, sia stato visto, da parte araba, per lunghi decenni – e, in larga misura, lo sia ancora -, come qualcosa di assolutamente inconcepibile e ripugnante, tanto da riempire il mondo di quotidiane, altissime grida di scandalo e indignazione, e da insanguinare quella terra con innumerevoli attacchi terroristici e militari di ogni tipo. Come mai ciò che fino a ieri, o l’altro ieri, era giudicato qualcosa di osceno e perverso è diventato oggi qualcosa di tanto desiderato? Come mai non c’è nessuno, da parte araba, ma proprio nessuno, che non dica mai, neanche una volta, neanche per scherzo, che quei cent’anni di rifiuto potrebbero, forse, chi sa, essere stati un piccolo errore? È proprio assurdo chiedersi se quel rifiuto sia stato veramente superato, quando, da chi? Se questo superamento sia vero, sincero, irreversibile? È troppo provocatorio osare chiedere qualche chiarimento o rassicurazione su quel piccolo, marginale particolare, che potrebbe, forse, essere all’origine di tanti equivoci e fraintendimenti, ossia se lo Stato di Palestina debba essere “accanto a” o “al posto di”?
Altra domanda che si vorrebbe porre è come mai il riconoscimento venga chiesto a tutti, proprio tutti gli stati del mondo, dall’Albania allo Zimbabwe, tranne che all’unico che avrebbe davvero interesse all’instaurazione di uno Stato di Palestina, libero, sovrano e indipendente, e che, nella quasi totalità dei suoi cittadini, davvero lo desidera (e sono personalmente convinto che anche quella minoranza che si dice contraria lo faccia soltanto perché non ci crede più, e non perché davvero non lo vorrebbe), ossia Israele. Certo, chiedere a Israele il riconoscimento della Palestina significherebbe dovere sottostare al fastidioso e noioso rituale della ‘trattativa’, essere chiamati a rispondere a delle petulanti domande relative a confini, sicurezza, armi, tunnel, razzi, profughi ecc. ecc. Soprattutto, alla domanda di fondo, relativa all’opzione tra ‘accanto a’ o ‘al posto di’.
Che noia. Molto più comodo, semplice e veloce farsi riconoscere dalla Svezia, dalla Francia, dal comune di Napoli, che tante domande non le fanno. La Palestina non ammette domande, condizioni, trattative di sorta, deve essere ‘senza se e senza ma’.
Si distingue, in filosofia, tra ‘Sein’ e ‘Sollen’, Essere e Dover essere. La Palestina non si sa cosa sia, e non si deve sapere, ma quel che è certo è che, qualsiasi cosa sia, “deve essere”, subito, a ogni costo. E chi lo contesta, non si arrende all’evidenza dell’inarrestabile corso della storia.

Francesco Lucrezi, storico

(17 dicembre 2014)