Nugae – Harry Potter

matalonChe bello che adesso Harry Potter sia stato ufficialmente sdoganato come argomento con addentellati ebraici. In realtà non cambierà la vita di nessuno, però non c’è dubbio che sia divertente veder ringraziare J. K. Rowling per il “regalo di Chanukkah”. Sono le piccole gioie da fan, quelli veri che da quando i libri hanno smesso di uscire si nutrono di analisi testuale infinitesimale alla ricerca di novità e di esegesi estenuante alla ricerca di ispirazione. Ma tutto sommato fanno sorridere anche una che vuole fare la superiore di fronte a tanto entusiasta fissazione. In fondo è vero che la fine del settimo libro ha costituito la fine di un’era. In tutta questa tenera reminiscenza mista a blando tentativo di analisi antropologica, tra le tante manifestazioni e proteste di cui si legge notizia in questi giorni, ecco che compare quella di un gruppo sceso in piazza a manifestare contro la disuguaglianza economica per le strade di varie città americane promossa da alcune organizzazioni tra cui la Harry Potter Alliance. Viene spontaneo rileggerlo un paio di volte, ma è proprio così e non è nemmeno una novità. L’organizzazione esiste dal 2005, ed è nata molto in sintesi dall’idea che se gli ossessionati da Hogwarts sono disposti ad accamparsi per tutta la notte fuori da una libreria, ci sia qualche possibilità anche vaga che possano essere persuasi a incanalare la loro passione anche in qualcosa di più produttivo. Il ragionamento, mescolato a un po’ di sana retorica (“La Harry Potter Alliance trasforma i fan in eroi” è uno degli slogan, mica male), ha attirato centinaia di migliaia di sostenitori, con tanto di sezioni locali in diverse parti mondo. Che combattono per le cause più nobili e contro le ingiustizie più varie, dalla lotta al razzismo all’affermazione della libertà di espressione su internet, dal commercio equo alla fondazione di biblioteche. “Chiamiamo il nostro lavoro fan activism”, viene spiegato in un video promozionale. Significa usare l’entusiasmo sfrenato e lo spirito di comunità dei fan, sfruttando l’empatia generata da paralleli con le loro storie preferite per problemi che di fantasy non hanno niente ma che magari senza quelle storie non comprenderebbero mai. Sono abituati allo scetticismo, spiega una degli attivisti, che invita cordialmente a liberarsi dei propri stereotipi e piantarla di fare la superiore una buona volta. E va bene, ma per pietà niente magliette con scritto “l’arma che abbiamo è l’amore”. I dolci di Chanukkah sono già abbastanza zuccherosi.

Francesca Matalon

(21 dicembre 2014)