Numeri per il futuro

Schermata 2014-12-21 alle 10.09.33Ragionare sulle risorse, leggere i conti, progettare il futuro. L’appuntamento con il Bilancio preventivo ha costituito, negli ultimi giorni del 2014, una nuova occasione di riflessione progettuale per l’ebraismo italiano. All’indomani dell’approvazione unanime del documento contabile da parte dell’ultimo Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in calendario per l’anno che volgeva al termine, l’assessore al Bilancio Noemi Di Segni sottolinea come anche l’evoluzione del bilancio possa aiutare un confronto più consapevole.
Dai documenti sottoposti all’attenzione dei Consiglieri, tabelle del Preventivo e Relazione di missione, emerge una nuova impostazione, che non si limita alla rappresentazione grafica, ma propone diverse chiavi di lettura, sia sotto il profilo delle scelte politiche-istituzionali e della destinazione, sia dell’analisi delle diverse risorse impiegate per il raggiungimento degli obiettivi e dei progetti proposti. Seguendo l’articolazione dei centri di costo che caratterizzano l’ente UCEI, si agevola ora la lettura secondo i centri di progettualità e la natura della voce di bilancio. È una architettura che segue una logica nuova nell’incrocio di una lettura verticale (le colonne che scandiscono le aree di attività e di progetto) e orizzontale (le righe che mettono in chiaro le risorse impegnate e i fattori produttivi).
“Con questo preventivo 2015 – spiega l’Assessore dell’Unione – il documento lascia la precedente impostazione del bilancio in formato puramente pubblicistico e si orienta verso un modello che genera a fine anno un bilancio civilistico. Se per gli aspetti contabili si è passati a un sistema civilistico, si è comunque voluta mantenere la funzione autorizzatoria del bilancio preventivo, tipica degli enti pubblici, ed il controllo della spesa nelle diverse fasi gestionali”.
“Questa nuova logica di esporre il Bilancio – prosegue Noemi di Segni – presenta un evidente vantaggio di chiarezza e si rivela particolarmente utile proprio per i Consiglieri, che sono chiamati ad assumere decisioni e responsabilità, ma anche per tutti gli altri che intendono formulare giudizi consapevoli e documentati sulla situazione dell’ebraismo italiano. Oltre a un confronto tra investimenti nell’anno 2015 con l’anno precedente si è inteso dare evidenza alla correlazione tra risorse e impieghi. In particolare sul fronte delle entrate, da mettere in evidenza la rilevanza dei fondi esterni dell’Otto per mille, provenienti dalla collettività e pari a 4.9 milioni su un totale complessivo di 7.55 milioni, a fronte di una progressiva erosione dei contributi comunitari. Sul lato impieghi sono evidenziate le risorse destinate al funzionamento dell’ente, alle Comunità – attraverso erogazione di contributi e servizi – sia alle grandi sia alle più piccole comunità adottando un approccio di sussidiarietà, ed infine le attività rivolte all’esterno e alla collettività. Nel 2015 è evidenziato un raddoppio delle risorse destinate all’assistenza sociale e il sostegno alle famiglie in stato di necessità”.
“Proprio sull’Otto per mille – prosegue l’Assessore – siamo destinatari di una importante relazione della Corte dei conti che invita a una profonda riflessione su questo istituto. Sotto il profilo della revisione e del giudizio di regolarità, ma anche sotto quello della credibilità delle scelte, la magistratura contabile esprime giudizi che l’Unione può considerare incoraggianti. Non solo la regolarità, ma anche la logica della distribuzione delle risorse corrisponde bene alle indicazioni che si possono trovare nel documento. Raccomandazioni ed evidenze che emergono dall’indagine della Corte, ma anche indirettamente, un invito al legislatore e al governo a riponderare le dimensioni e le scelte di fondo: ridurre l’aliquota al di sotto dell’Otto per mille, ripensare la quota destinata allo Stato, rivedere il riparto delle scelte non espresse che genera un gettito destinato alle confessioni religiose, sempre crescente. Un altro fronte interessante che la magistratura contabile mette in evidenza è quello delle campagne pubblicitarie, che agendo su fattori emotivi tendono a generare un vero e proprio mercato delle adesioni all’Otto per mille, e un investimento in tali produzioni che supera una logica di servizio dell’ente religioso. L’UCEI può vantare di essere la sola e unica realtà ad aver rinunciato già da tempo a condurre una campagna pubblicitaria, preferendo la strada dell’ informazione e dello stimolo della conoscenza all’interno della società, dei valori e delle istanze che la minoranza ebraica in Italia ha raccolto e testimonia nella sua storia bimillenaria. Proprio per questo c’è da augurarsi che ogni eventuale futura riforma dell’Otto per mille non penalizzi quelle realtà che oggi dedicano le risorse ricevute a un’azione sussidiaria nei confronti delle ben note carenze dello Stato sul fronte dell’assistenza e della cultura. Mantenere vivo l’ebraismo italiano e le sue istituzioni, infatti, costituisce un investimento irrinunciabile non solo per gli ebrei italiani, ma anche per tutti i cittadini che credono nei valori della libertà e del pluralismo”.

Pagine Ebraiche, Dicembre 2014

(21 dicembre 2014)