Caccia senza sosta

rassegnaProsegue senza sosta la caccia ai terroristi islamici responsabili dell’attacco a Charlie Hebdo mentre emergono nuove informazioni sul loro profilo criminale. Violentemente antisemiti, si legge, i fratelli Kouachi erano già stati oggetto di stretta sorveglianza in passato ma nessun elemento incriminante era emerso sul loro conto. Le ricerche si concentrano adesso nelle campagne della Piccardia, finora senza esito. “Avvistati e braccati da 88mila agenti. Ma i due fratelli fuggono ancora”, titola il Corriere della sera.

Un milione di Charlie Hebdo. Il settimanale satirico tornerà in edicola già mercoledì prossimo, con una tiratura straordinaria di un milione di copie e con il supporto del governo (che ha erogato uno stanziamento permanente) e dei principali gruppi editoriali (il Messaggero). Per domenica è prevista una giornata di mobilitazione nazionale che avrà nella grande marcia repubblicana il suo momento culminante. Nessun invito è stato rivolto agli estremisti del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, che si dichiara incerta sulla partecipazione e dichiara: “Voglio offrire ai francesi un referendum sulla pena di morte”. In segno di lutto lo scrittore Michel Houellebecq ha intanto deciso di sospendere la distribuzione del suo romanzo “Sottomissione” (Repubblica, tra gli altri).

Roma, Torino: i giornalisti UCEI in piazza. La solidarietà anche nelle piazze di casa nostra con le manifestazioni organizzate dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana a Roma e Torino. Davanti all’ambasciata di Francia sono in molti a raccogliersi attorno al segretario della Federazione Franco Siddi e al corpo diplomatico di Piazza Farnese. Tra gli altri i giornalisti dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, come riportano Corriere della sera e Repubblica. Libero sottolinea invece l’assenza dei dirigenti dell’Unione delle Comunità Islamiche (Ucoii). Sull’Osservatore Romano l’appello del presidente UCEI Renzo Gattegna: “Chi propugna violenza e distruzione e attacca la libertà di stampa e di espressione deve trovare una risposta ferma e inflessibile in difesa dei valori fondamentali che popoli e culture diverse condividono in una comune visione di pace, democrazia e prosperità”.

La voce degli intellettuali. Tante le voci di intellettuali a levarsi in queste ore. “La Francia non sa affrontare il pericolo. Ci uccidono e poi parlano di islamofobia” denuncia il filosofo Alain Finkielkraut (Libero). Mentre Bernard Henry Levy, sul Corriere, invita la Francia a ricompattarsi “superando la paura ed evitando stati di emergenza”. Scrive Elena Loewenthal (La Stampa): “Io non sono Charlie. Non sono un vignettista. E magari neanche apprezzo l’irriverenza di Charlie. Ma rivendico il diritto di Charlie ad essere Charlie e per quello devo battermi, scendere in piazza, gridare sulla rete”.

Complottismi a Cinque Stelle. Non ce la fanno, è più forte di loro. Anche in questo caso alcuni esponenti dei Cinque Stelle tirano fuori il peggio di sé riversando sui social le loro strampalate teorie sull’attacco a Charlie Hebdo e su eventuali “manine” e “manovre”. Un commento apparso sul blog di Beppe Grillo attira in particolare l’attenzione dei media. “Quanto la ricostruzione sarà utile al raggiungimento della verità, non sappiamo; di certo è utile a far ripartire la satira”, ironizza Mattia Feltri (La Stampa)

Sventato attentato a Montevideo, non se ne accorge nessuno (o quasi). Scarsa attenzione per l’attentato sventato ieri all’ambasciata israeliana in Uruguay. Tra i quotidiani cartacei l’unico a parlarne – in breve – è stato Libero.

Terrorismo, rafforzate le misure di sicurezza. Ma c’è un problema. Mentre sono annunciate nuove misure di sicurezza a tutela degli obiettivi sensibili sul territorio italiano, il governo sembra incontrare qualche ostacolo per aumentare i presidi militari disposti su strada. Le difficoltà derivano da quanto decretato in materia con la legge di stabilità. “Il ministro della Difesa Roberta Pinotti si è impegnata personalmente a trovare una soluzione. E lo stesso impegno è arrivato dal Viminale” scrive il Messaggero.

Monumenti dal basso. Le pietre d’inciampo anche a Torino. Vera Schiavazzi (Repubblica) intervista Elena Ottolenghi, richiedente delle quattro stolpersteine per la famiglia Levi. “Più che pietre d’inciampo – afferma Elena – mi piace il nome tedesco, ‘monumento dal basso’. Non sono i piedi, ma il cuore che dovrebbe inciampare quando se ne incrocia una”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(9 gennaio 2015)