Francia in piazza contro l’odio

rassegnaParigi si prepara alla grande manifestazione indetta per oggi contro il terrore. Dopo gli attentati contro il supermarket ebraico venerdì e contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, la Francia risponde alla paura scendendo per le strade. “In questi giorni di sfida, di lacrime e di sangue, com’è bella, grande e fraterna, dignitosa, fiera e unita!”, scrive su Repubblica il politologo Bernard Guetta, riferendosi alla sua città, Parigi. Qui sfileranno oggi centinaia di migliaia di persone, guidate dal presidente francese Francois Hollande (a cui invece non dovrebbe partecipare Marine Le Pen, intervistata dal Corriere). Nella Capitale francese, blindata e sotto stretta osservazione, sono attesi quaranta capi di Stato e di governo presenti: oltre al premier italiano Matteo Renzi, ci sarà anche il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu (La Stampa). Anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas ha confermato la sua presenza (Corriere della Sera). Intanto ieri in diverse città francesi ci sono state manifestazioni contro il terrorismo e in ricordo delle vittime dei due attentati di Parigi. “La più commovente – scrive Marco Moussanet sul Sole 24 Ore – è stata senz’altro quella che nel tardo pomeriggio ha riunito migliaia di persone in Avenue de la Porte de Vincennes, dove c’è l’ipermercato kosher. Tra loro i rappresentanti del Crif, il Consiglio delle istituzioni ebraiche, che questa mattina sarà ricevuto da Hollande all’Eliseo”. Ieri a Milano manifestazioni contro il fanatismo religioso e per la libertà di espressione davanti al Duomo (Corriere Milano e Repubblica Milano).

Un asilo ebraico il primo obiettivo del terrorista Coulibaly. “Voleva fare una strage di bambini ebrei”, racconta uno degli ostaggi che venerdì scorso è stato tra i testimoni dell’attentato al supermercato kasher di Porte de Vincennes. Solo il caso, sottolinea Cesare Martinetti su La Stampa, ha fermato il terrorista Amedy Coulibaly dal colpire una scuola ebraica a Montrouge. Un banale incidente stradale: al terrorista si avvicina infatti la poliziotta municipale Clarissa Jean-Philippe, 25 anni. Lui, fucile d’assalto in mano, la uccide. Nella ricostruzione di Stefano Montefiori sul Corriere dei tre giorni di terrore parigini si legge che una testimone aveva visto la sera precedente Coulibaly a Montrouge. “L’ipotesi è che il vero obiettivo del terrorista – scrive Montefiori – fosse la scuola ebraica, all’ora dell’entrata dei bambini in classe. Come Mohamed Merah, a Tolosa, due anni e mezzo fa”.

Ricordare Yoav Hattab, Philippe Braham, Yohan Cohen e Francois-Michel Saad. Sono loro le quattro vittime dell’ “orribile attacco antisemita”, come lo ha definito il presidente Hollande, al Hyper Caher di Porte de Vincennes. “Yoav Hattab, 21 anni, originario di Djerba, figlio del rabbino capo di Tunisi, si era trasferito nel quartiere parigino vicino alla Porte de Vincennes – scrive Davide Frattini sul Corriere – II fratello racconta che ogni venerdì andava al supermercato perché offriva corsi di cucina ebraica. Yohan Cohen, 22 anni, è l’ostaggio che secondo gli altri sequestrati ha cercato di fermare Coulibaly appena è entrato nel negozio, gli avrebbe preso una delle armi, non è riuscito a sparare: ucciso con una colpo alla testa. François-Michel Saada aveva una sessantina d’anni, Philippe Braham, 40”.

Il racconto dei sopravvissuti di Parigi. Diverse le ricostruzioni pubblicate oggi attraverso le parole dei sopravvissuti sia all’attentato al supermarket kasher sia della tipografia dove si erano barricati gli assassini di Charlie Hebdo (Corriere della Sera e Repubblica tra gli altri). Tra i racconti, l’eroismo dell’impiegato del supermercato Hyper Casher Lassana Bathily, ventiseienne musulmano, che ha aiutato alcuni clienti a nascondersi dal terrorista Coulibany, mettendoli al sicuro in una cella frigorifera (Corriere della Sera e La Stampa).

Chiusa la Grande Sinagoga: gli ebrei francesi sempre più verso Israele. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha detto in modo chiaro, “Israele è casa vostra”. E dopo i fatti di sangue di venerdì sempre più ebrei francesi pensano all’aliyah. Il 2014 in questo senso è già stato un’annata record: come scrive Maurizio Molinari su La Stampa, 5mila ebrei transalpini hanno infatti scelto lo scorso anno di spostarsi in Israele. “L’emigrazione massiccia – spiegava in un’intervista al quotidiano Le Figaro il presidente del Crif (l’ente che rappresenta le Comunità ebraiche francesi), Roger Cukierman – è il frutto dell’insicurezza crescente che viene percepita dalla nostra comunità. Oltre metà degli atti di violenza e di razzismo recensiti nel 2014 sono aggressioni antisemite. Ormai bisogna proteggere le scuole ebraiche e le sinagoghe”. L’intervista, come scrive il Sole 24 Ore, era precedente ai fatti di sangue di venerdì. La situazione, con la chiusura ieri per la prima volta dal dopoguerra della Grande Sinagoga di Parigi (Repubblica), è sempre più critica.

L’Italia in sicurezza contro il terrorismo. I vertici della polizia alzano i livelli di guardi e mettono in sicurezza possibili obiettivi, ovvero luoghi di culto e giornali (Repubblica). Intanto a Roma si pensa di pedonalizzare l’area attorno al Portico d’Ottavia (Corriere Roma e Repubblica Roma), cuore della Comunità ebraica della Capitale dove è stata rinforzata la sicurezza dopo i fatti di Parigi. Al progetto, come scrive Gabriele Isman su Repubblica raccogliendo le impressioni di diversi ebrei romani, si è detto favorevole il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.

Non è il momento per parlare di Stato palestinese. In calendario per il prossimo 16 gennaio, Forza Italia e Ncd chiedono di rinviare il voto sulla mozione per il riconoscimento dello Stato palestinese visti i drammatici fatti di Parigi e l’alta preoccupazione per altri episodi di terrorismo. Maurizio Gasparri definisci una “provocazione” una discussione in questo momento sulla mozione presentata da Sel (Corriere della Sera). Anche la deputata Pd Lia Quartapelle chiede di attendere che il premier Renzi riferisca in parlamento sulle strategie da adottare contro il terrorismo (Avvenire).

Roma e il Museo della Shoah. “Non è successo niente, c’è un silenzio quasi tombale da parte del Campidoglio”. Sono le parole di grande amarezza espresse sul Messaggero dal presidente della Fondazione del Museo della Shoah di Roma Leone Paserman in merito alla prevista apertura alla Casina dei Vallati a Roma di una sezione temporanea dedicata alla Fondazione e al suo materiale in attesa della realizzazione del Museo a Villa Torlonia. “Dall’assessorato capitolino alla Cultura – scrive il Messaggero – fanno sapere che la palazzina sarà liberata per il 27 gennaio, che hanno individuato i luoghi dove spostare i trenta dipendenti e che, pertanto, provvederanno ad accelerare gli spostamenti. La Fondazione attende un chiarimento almeno per domani mattina, quando i vertici dell’istituzione, come annuncia il direttore scientifico Marcello Pezzetti, si incontreranno con gli assessori capitolini alla Cultura Giovanna Marinelli e ai lavori pubblici Paolo Masini”.

Torino, le pietre di inciampo. Tra ieri e oggi l’apposizione delle pietre in memoria delle vittime del nazifascismo nel capoluogo piemontese (La Stampa) e nel novarese, a Meina in ricordo della strage di ebrei avvenuta tra il 22 e il 23 settembre 1943 (La Stampa).

Daniel Reichel

(11 gennaio 2014)