Binomio pericoloso

benedetto sacerdotiDopo gli attentati di Parigi l’Europa ha compreso il significato del terrorismo fondamentalista islamico.
Il movente non è politico, come l’etiquette occidentale prevederebbe, ma ideologico e nichilista, di chi vuole prevaricare con una cultura dell’odio sulla cultura della libertà.
L’ebraismo ha la triste occasione di mostrare le minacce a cui è sottoposto, e farsi percepire come parte della società occidentale, cosa per nulla scontata.
L’incontro a “Porta a Porta” di lunedì sera è stata una occasione mancata. Purtroppo alla provocazione del rappresentante delle comunità musulmane su Israele non si è saputo rispondere con lucidità. Concetti confusi, frasi aperte e mai concluse con incidentali che impedivano di capire dove si stesse andando a parare, e un climax di concitazione placato solo da uno degli altri ospiti che ha invitato l’ebreo e il musulmano “a non fare i bambini che litigano”.
Non solo l’occasione di far percepire gli ebrei come un unicum della società europea e di cavalcare l’onda di simpatia che questi tristi eventi generano è stata mancata, ma abbiamo anche incassato una sconfitta.
Gli ebrei romani sono ancora una volta stati chiamati a rappresentanti dello Stato di Israele, e a questa chiamata non ci si è, a torto o a ragione, voluti tirare indietro.
Il binomio ebreo-Israele diventa però pericoloso. Consente la lettura del movente del terrorismo fondamentalista islamico come politico, di indipendenza nazionale, e trasforma gli ebrei di tutto il mondo all’interno di supermercati, scuole e sinagoghe tutto sommato, seppur discutibilmente, un obiettivo militare.
L’attentato al supermercato parigino voleva vendicare i morti delle operazioni militari israeliane a Gaza a detta del terrorista; il binomio che nella trasmissione televisiva è stato confermato rafforza la liceità del movente, e ci pone come corpo estraneo, cancerogeno, in una Europa sonnacchiosa che vorrebbe solo girarsi dall’alta parte e stare tranquilla.
La provocazione era strumentale a tutto questo e abbiamo abboccato.
Ci sarebbe voluta più lucidità: “Cosa c’entra Israele e le vittime di un triste conflitto in cui ai bambini da ambo le parti è negata una infanzia serena? Non vorrà certo legittimare l’attentato a Parigi considerando degli ebrei al supermercato un obiettivo militare? Di fronte ai morti lei vuole alzare questa polemica?”. Certo, dal divano di casa è sempre più facile.

Benedetto Sacerdoti

(13 gennaio 2015)