Richard Malka, l’avvocato del diavolo

malka2I superstiti della redazione di Charlie Hebdo stretti ai congiunti dei massacrati nell’HyperCacher in testa. I grandi della terra, ironicamente proprio i protagonisti delle feroci vignette del giornale satirico, stretti attorno al Presidente francese Francois Hollande, subito al seguito. Mentre dietro l’apice del corteo di Parigi scalpitavano i milioni di cittadini venuti a dire no al terrorismo islamico e a scrivere insieme una pagina d’Europa, pochi hanno fatto caso al piccolo ebreo che con un gesto ha dato l’avvio alla marcia.
Suo il primo passo, suo l’artiglio che ha schierato come soldatini della libertà i reduci storditi e anarcoidi, suo il richiamo per tornare immediatamente al lavoro e assicurare la nuova uscita del giornale. Troppo stretto il tempo, troppo forti le emozioni, ancora scarsa la prospettiva per pesare l’influenza dell’angelo custode del giornale più odiato dagli integralisti islamici. Ma c’è lui dietro la chiamata a raccolta dei superstiti della redazione, dietro il guanto della sfida all’intolleranza islamica, dietro le immense rotative che in queste ore bruciano incessantemente milioni di copie di una tiratura senza precedenti per dire al mondo che Charlie non si ferma.
Richard Malka non è un vignettista, non è un giornalista, non è un grafico. È un avvocato, fra i giuristi europei uno dei massimi esperti al mondo di Diritto dell’informazione. È ormai l’arbitro dei confini estremi della stampa e della satira. Perché la satira in una democrazia deve conoscere un solo limite, quello della Legge. E chi vuole fare satira sul serio deve tenersi quanto più vicino a questo limite senza travalicarlo.
Per questo a portare assieme al direttore responsabile il peso di decidere quello che si può o non si può pubblicare, i giornalisti di Charlie Hebdo hanno sempre considerato una presenza irrinunciabile in redazione quella del loro avvocato. E che avvocato. Al di là delle competenze professionali, porta la toga da quando aveva 23 anni e le cause perse per lui sono un’idea quasi inconcepibile. Chi ho la conosciuto da vicino assicura che è fatto di una lega molto resistente, quella che nasce dalla fusione delle identità sefardite e aschenazite.
malka1Nato nella primavera del 1968, quando Parigi era sconvolta dal vento della rivolta studentesca, l’educazione di famiglia è stata irrevocabilmente sfaradi. Venuto da gente costretta all’esilio dall’intolleranza araba, cresciuto in una di quelle famiglie in cui la riuscita non si regala e non si briga, si conquista con il lavoro e la si difende con le unghie, Malka ha trovato la precocissima formazione professionale all’ombra di uno dei massimi giusti francesi del dopoguerra. Il suo maestro è stato l’avvocato Georges Kiejman, l’ebreo polacco che bambino in Francia durante la Shoah ha visto deportare ad Auschwitz i genitori e la sorella, poi è divenuto confidente e ministro dei grandi leader della sinistra storia, da Pierre Mendes France e Francois Mitterrand. Proprio con Kiejman, avvocato travolgente, laico impenitente, intellettuale corrosivo, dandy e seduttore tanto da essere protagonista di film e romanzi, Malka entra nell’equipe dei legali di Charlie Hebdo per difendere il diritto del settimanale a pubblicare le vignette su Maometto.
Da allora comincia una carriera strabiliante, che lo porta nella classifica delle prime 30 persone più influenti nei media francesi e nella classifica dei 15 avvocati francesi più potenti.
I suoi consigli ai giornalisti di Charlie raramente si sono dimostrati avventati. In tribunale Malka non ama perdere e quasi tutti coloro che hanno tentato un’azione legale contro Charlie Hebdo ne sono usciti con le ossa rotte. Secondo le statistiche il giornale ha vinto contro i numerosi ricorrenti nell’81 per cento dei casi arrivati a giudizio, una percentuale sbalorditiva, dato il carattere estremamente provocatorio della pubblicazione.
malka3Illuminante, dopo la parata unanimista di queste ore e la decisione della rivista dei Gesuiti francesi di pubblicare le vignette prima tanto criticate, anche la statistica degli avversari del giornale affrontati e quasi sempre sbaragliati da Malka in tribunale. In prima linea le organizzazioni di estrema destra, poi altri giornali o giornalisti concorrenti, quindi in forze le organizzazioni cattoliche integraliste, cui seguono le rappresentanze dei musulmani e degli esuli dal Nord Africa. Sfruttando le leve di un apparato legislativo tradizionalmente molto attento a garantire la libertà di stampa, Malka è riuscito a far pubblicare disegni e parole estremi e a farsi dare ragione dai giudici.
Ma non basta. In tribunale ha scritto pagine di storia portando a casa sentenze per la difesa della laicità e dei diritti civili che molti oggi pensano possano condizionale il futuro dell’Europa. A cominciare dalla vicenda dell’asilo infantile da lui difeso con successo nella causa per il licenziamento in tronco di una dipendente islamica che aveva deciso di portare il velo.
Fra i suoi assistiti anche l’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss Kahn, Carla Bruni-Sarkozy, l’imprenditore israeliano Beny Steinmetz, il regista Olivier Assayas, la mitica casa editrice che ha inventato il fumetto contemporaneo la graphic novel L’Association, e una interminabile lista di testate giornalistiche, emittenti, editori di libri, di persone che contano e di semplici cittadini che invocano i diritti civili. Tanti, ovviamente, i suoi nemici, a cominciare dalla famiglia Le Pen. Proprio nei confronti di Marie Caroline Le Pen, Malka si è permesso il lusso di una rara delusione in tribunale, autorizzando la redazione di Charlie a gratificarla senza mezzi termini dell’appellativo di “cane di Buchenwald”.
Ma portare la toga non è il solo passatempo che l’avvocato del diavolo si concede. Fra una causa e una riunione di redazione, Malka scrive sceneggiature per i suoi amici fumettisti e già una ventina di album molto popolari portano la sua impronta. Due attività solo apparentemente lontane una dall’altra. L’ultimo libro disegnato di cui Malka ha ideato la storia, infatti, “La vie de Palais”, è da poco arrivato nelle librerie e costituisce una straordinaria testimonianza a fumetti di cosa significa fare l’avvocato.
Avvocato del diavolo, come lo vedono gli avversari o Regina tutelare della libera espressione, come suggerisce il suo cognome e come lo raccontano i suoi collaboratori più cari, Richard Malka suscita emozioni forti. Nell’era era del dopo Charlie che comincia oggi, molti ebrei, molti giornalisti e tutti i cittadini di buona volontà gli devono un grazie per il suo perenne, impertinente, irrevocabile atto di difesa della democrazia, della libertà di stampa e del diritto di ridere in faccia alla paura.

gv

(13 gennaio 2015)