“Valori ebraici, pilastro d’Europa”

laras“Siamo in guerra e prendiamo coscienza che siamo solo agli inizi. È la prima volta dai giorni di Adolf Hitler che le sinagoghe in Francia sono state chiuse di sabato. Tuttavia, è unicamente il tragico e spaventoso attentato al giornale Charlie Hebdo che ha scosso gli europei: i molti e continui attentati ai singoli ebrei e alle comunità ebraiche in tutta Europa in questi anni hanno turbato qualcuno, ma per quasi tutti si è trattato ‘solo’ di ebrei”. Si apre con questa constatazione l’intervento del presidente emerito dell’Assemblea Rabbinica d’Italia Giuseppe Laras che appare oggi con grande evidenza sul Corriere della sera. Una riflessione che tocca da vicino i temi del momento – i rigurgiti di odio dell’islamismo radicale, la crescita dell’antisemitismo, la difesa della libertà fondamentali – e riafferma la centralità della Torah, la Bibbia ebraica, alla base del patrimonio di valori condivisi dalle società democratiche e progredite.
“È la Bibbia ebraica – scrive rav Laras – a introdurre nella civiltà umana la libertà quale dna costitutivo dell’uomo e del creato, speculare alla libertà del Creatore (libertà e non sottomissione!). È la Bibbia ebraica a sostenere che il lavoro umano rende l’essere umano simile a Dio nel creare. È la Bibbia ebraica, a porre, con la straordinaria rivoluzione introdotta dallo Shabbat, un limite al lavoro, altrimenti deleterio, rendendo l’uomo simile a Dio anche nel riposare. È con lo Shabbat che vengono inventati i ‘diritti umani universali’, includendo uomini, donne, stranieri, schiavi e perfino animali. È con lo Shabbat e con i precetti biblici di aiuto ai poveri e di costruttiva solidarietà con i derelitti della società che trova fondamento la nostra idea di ‘welfare’ e non da altre culture. È la Bibbia, sia ebraica sia cristiana, a ipotizzare in qualche modo una possibile divisione tra politica e religione”.
Eppure, sottolinea rav Laras, “c’è una tentazione che può profilarsi, a diversi livelli, sia nel cristianesimo sia nella politica europea: quella di lasciar soli gli ebrei e lo Stato di Israele per facilitare una pace politica, culturale e religiosa con l’Islam politico”. Una tentazione già esistente nei ricorrenti episodi di boicottaggio europeo, “sia a livello economico sia a livello culturale e universitario, dello Stato di Israele”. Ed esistente, sottolinea, “nel silenzio imbarazzato o infastidito sui morti ebrei in Europa oggi con buona pace del Giorno della Memoria”. Giorno della Memoria che, a detta di rav Laras, sarebbe addomesticato “con liturgie pubbliche e anestetizzata dalle cerimonie in Parlamento e al Quirinale”. Secondo il rav le più alte cariche dello Stato dovrebbero invece andare “a Fossoli, a Bolzano, a San Sabba o nel ghetto di Roma vittima del rastrellamento nazifascista, per far capire che è una realtà possibile, come tale ripetibile, e che si è verificata in Italia, con il plauso, la collaborazione, l’assenso e i silenzi di moltissimi, troppi, italiani”.
gattegnaGrande attenzione sui media per le prese di posizione e gli interventi del mondo ebraico. “L’atteggiamento degli ebrei italiani è un atteggiamento di grande consapevolezza che anche un cambiamento delle abitudini sarebbe una vittoria per chi sta cercando di colpirci” il messaggio lanciato dal presidente UCEI Renzo Gattegna al Gr Radio. In una intervista apparsa ieri sul Corriere della sera il presidente dell’Unione rilevava inoltre come, a proposito dei fatti di Parigi, della lotta all’odio e all’antisemitismo e della difesa degli insopprimibili valori di libertà di espressione e di satira, siano in gioco “tutte le conquiste che la civiltà occidentale ha guadagnato a caro prezzo”. Messaggi rassicuranti sulla sicurezza delle Comunità italiane e sulla regolarità della vita ebraica venivano poi espressi ricordando come le forze dell’ordine compiano un lavoro eccezionale per tutelare le istituzioni ebraiche: “Abbiamo sinagoghe e uffici delle comunità protetti a tempo pieno. Siamo vicini alle istituzioni in un continuo dialogo e scambio di informazioni”.
pacificiOspite del programma di approfondimento Porta a Porta, il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici è stato protagonista di una aperta contrapposizione con Davide Piccardo, portavoce di alcune associazioni islamiche lombarde che già in passato aveva occupato le cronache per le sue provocazioni e le sue posizioni violentemente anti-israeliane. Pacifici ha esordito leggendo lo stralcio di una cronaca apparsa su un quotidiano milanese in cui si riferiva delle manifestazioni di gioia con cui Piccardo avrebbe accolto gli attacchi ad alcune sinagoghe negli scorsi mesi. Una ricostruzione che lo stesso ha smentito annunciando di aver proceduto con una querela nei confronti dell’estensore dell’articolo.
Pacifici ha poi puntato il dito contro la scarsa trasparenza e le ambiguità interne alla variegata galassia delle comunità islamiche in Italia: “Noi vogliamo sentire come predicano nelle loro moschee, devono farci capire esattamente se quello che dicono in italiano è anche in arabo. Vorremmo inoltre immaginare un meccanismo in cui parole Israele non sia un tabu”. Riguardo agli esempi virtuosi ha invece sottolineato come l’imam Pallavicini, a guida della Comunità Religiosa Islamica, sia “un interlocutore genuino”.
Nuove polemiche si sono aperte quando Piccardo ha rinfacciato a Pacifici il suo sostegno a favore del conferimento del Premio Nobel per la Pace all’esercito israeliano accusandolo di “apologia di terrorismo” e auspicando al tempo stesso che Netanyahu venga al più presto giudicato dalla corte penale internazionale. “Israele fa una battaglia di sopravvivenza, Israele fa una guerra per difendersi”, la risposta di Pacifici alle provocazioni di Piccardo. La conversazione, a tratti confusa e inconcludente, si è conclusa con l’intervento del conduttore e di altri ospiti in studio.
Precedentemente, in una intervista radiofonica, Pacifici aveva affermato: “I leader islamici rappresentano solo loro stessi, non hanno delle organizzazioni speculari alle nostre in cui il presidente della comunità presenta un programma elettorale, viene eletto, ha un mandato, ha dei bilanci trasparenti”.

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(13 gennaio 2015)