Charlie e noi

castelnuovoAd una settimana dall’attentato di Parigi, quando tutti erano ‘Charlie’, emergono ora i ‘non Charlie’, tutti quelli cioè che condannano l’irriverente satira antireligiosa, tra i quali possiamo annoverare anche alcune espressioni del Papa.
I ‘non Charlie’ sono in gran parte esponenti dei paesi musulmani, dove i più estremisti si identificano con i fratelli Kouachi, ma ci sono anche posizioni meno estreme da parte di giovani musulmani in Europa che giustificano l’attentato contro i giornalisti in quanto ‘se la sono cercata’. Tuttavia, ieri come oggi, spicca la debole presenza di coloro che dicono ‘Je suis Juif,’ e soprattutto di coloro che pongono interrogativi sull’eventuale colpa degli ebrei di Parigi che andavano a fare la spesa nel negozio casher. Anche loro forse se la sono cercata? Riemerge la vecchia storiella della persecuzione dei ciclisti e degli ebrei in un paese immaginario, dove la popolazione incredula si domanda: Ma perché i ciclisti?
Sappiamo bene come l’antisemitismo sia un fatto endemico, così compenetrato nella storia d’Europa che quando viene allo scoperto non lascia traumi nella collettività dei ben pensanti, in quanto non riguarda loro, ma solo altri, gli ebrei per l’appunto. E questo è il grandissimo errore di interpretazione collettiva in quanto bisogna finalmente capire che chi è antisemita non odia solo gli ebrei ma soprattutto ogni forma di libertà e di progresso.
La comprensione storica dei pregiudizi deve rendersi conto non solo di come certe forme di rappresentazione perdurino tuttora, ma anche come si evolvano cogliendone il carattere attuale. Ieri come oggi l’ebreo ha rappresentato la mobilità, il progresso, la libertà, l’assenza di dogmi, l’amore per la vita, il rispetto per la diversità. Lo Stato di Israele è odiato dai suoi vicini in quanto rappresenta la quintessenza di questi valori.
A Parigi una settimana fa, non a caso sono stati colpiti contemporaneamente i diritti alla libertà insieme ai cittadini ebrei del negozio casher. Il nesso è profondamente simbolico e metaforico in quanto gli uni sono profondamente incarnati dagli altri. Per questa ragione se paesi Europei ed i loro leaders volessero davvero impegnarsi nella lotta contro il terrorismo, dovrebbero innanzitutto proclamare all’unisono senza ombra di retorica, ‘siamo tutti ebrei’. L’impegno contro l’antisemitismo combatte non solo la violenza più brutale verso ogni diversità ma soprattutto richiede la difesa forte di quei profondi valori che costituiscono l’essenza della nostra civiltà, troppo spesso oltraggiata da coloro che con essa non si identificano.

Antonella Castelnuovo

(18 gennaio 2015)