Stato palestinese, salta il voto
Salta il voto previsto per oggi alla Camera del Deputati sul riconoscimento dello Stato palestinese. A dare la notizia Repubblica, che sottolinea le diverse posizioni che convivono all’interno del Pd: “Trovare una posizione unica è invece più difficile per il Partito democratico, in cui convivono due anime: una favorevole al riconoscimento immediato della Palestina, l’altra attenta a non provocare rotture con Israele alla vigilia delle elezioni politiche volute dal premier Netanyahu. Nel Pd sia Matteo Renzi che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni hanno anticipato la loro posizione: l’Italia dovrebbe fare come la Germania, evitando di votare un riconoscimento simbolico della Palestina che non aiuterebbe a far ripartire il negoziato”.
Se Obama snobba Bibi. Dopo l’annuncio della visita al Congresso Usa del premier israeliano Benjamin Netanyahu, fatto senza coinvolgere la Casa Bianca, Obama reagisce duramente. Scrive il Corriere: “Non solo non riceverà Netanyahu, ma ha bollato come inopportuna la sua visita fissata per il 3 marzo, due settimane prima delle elezioni politiche in Israele”.
Il vagone della discordia. La scelta di posizionare un vagone del tutto verosimile a quello sul quale fu deportato Primo Levi fuori dalla mostra a lui dedicata a Torino in Piazza Castello, crea polemiche: il soprintendente ai Beni artistici Luca Rinaldi ha infatti concesso solo due settimane per esporlo prima di rimuoverlo perché non armonico con l’assetto della piazza. La scelta di Rinaldi ha ricevuto però le gelide reazioni del sindaco di Torino Piero Fassino e del ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini: “Il significato simbolico e morale di un vagone piombato a memoria della deportazione nei lager nazisti è superiore mille volte a qualsiasi valutazione burocratica”. (La Stampa Torino).
Il vagone della discordia/2. A intervenire sulla questione anche il presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre, riportato da la Repubblica: “Lo scopo del vagone è proprio quello di creare disagio e un inciampo metaforico a chi viene a vedere la mostra”. Il rabbino capo di Torino Ariel Di Porto ha poi dichiarato: “Mi aveva colpito la durezza contro quel simbolo, come qualcosa che poteva disturbare l’armonia della piazza, mentre invece è stato messo a ricordare quanto la Shoah ha disturbato e distrutto milioni di vite”. Conclude Claudia De Benedetti, membro del Congresso Ebraico Europeo e consigliere UCEI: “Credo che non ci debba essere alcun dubbio che la proibizione di lasciarlo dove si trova oltre quindici giorni debba essere rivista”.
Museo della Shoah, si indaga sull’appalto. Dall’ambiente al sociale, dall’emergenza abitativa alle grandi opere. Sono i venti appalti e i cento affidamenti diretti, riporta il Messaggero, “che l’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone si è fatta consegnare mercoledì mattina dal Campidoglio”. Tra gli appalti oggetto di approfondimento anche quello sul Museo della Shoah a Villa Torlonia. “Ventidue milioni di euro di lavori dati in aggiudicazione provvisoria, come si legge nei files esaminati già in queste ore” scrive il quotidiano.
Salah verso la Roma, c’è chi dice no. “Noi ebrei come potremmo continuare a tifare @OfficialASRoma se dovesse ingaggiare un antisemita?”. Così il presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello, che su Twitter esterna con queste parole l’amarezza per il probabile arrivo a Roma del calciatore egiziano Mohamed Salah dal Chelsea. Nel 2013, quando vestiva la maglia del Basilea, Salah rifiutò di stringere la mano ai giocatori del Maccabi Tel Aviv e affermò di voler segnare e vincere “affinché la bandiera sionista non possa sventolare in Champions”. Le parole di Pavoncello, anticipate ieri sulla postazione Facebook di Pagine Ebraiche, sono riportate oggi da Gazzetta dello sport e Corriere dello sport.
Intrighi e delitti. Dopo l’enigmatica morte del magistrato Alberto Nisman, ucciso prima di presentare le prove che avrebbero spiegato il ruolo del presidente argentino Kirchner nella strage al Centro Ebraico di Buenos Aires nel 1994, sull’edizione milanese del Corriere della Sera Guido Olimpio apre nuovi fronti di indagini. Proprio nel 1994 a Milano il brasiliano Dos Santos avrebbe avvertito le autorità diplomatiche israeliane, argentine e brasiliane di una strage imminente.
Memoria, la mostra al Vittoriano. Sul Corriere della Sera Gian Guido Vecchi annuncia la mostra al Complesso del Vittoriano di Roma intitolata “La liberazione dei campi nazisti” che si potrà visitare dal 28 gennaio al 15 marzo. “Il senso di questa mostra è chiarire che la liberazione dei campi non fu un momento felice” dichiara il direttore scientifico della Fondazione del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti.
Ma perché? Sul Corriere della Sera Sette, Stefano Jesurum scrive: “Tra pochi giorni, invece di ripetere ‘mai più!’, sarebbe bene ci domandassimo: ‘perché ancora?’. È vero che il Giorno della Memoria — 27 gennaio — ci inchioda alla Shoah e su di essa ci interroga, ed è vero che la Shoah in sé è unica e imparagonabile. Tuttavia Isis, Al Qaeda e le loro ragnatele, i loro metodi di sterminio e la dichiarata volontà di conquistare il mondo sono storia di oggi, e di domani. Non è nazismo in senso proprio, certo, però nazisti sono il pensiero e le azioni”. Sempre su Sette ampio spazio dedicato al Giorno della Memoria con Liliana Segre, lo scrittore David Foenkinos e i nuovi volumi pubblicati che fanno luce sulla Shoah.
Dachau e la targa per Palatucci. Risposta piccata di Sergio Romano a un lettore che accusava lo Stato italiano di aver avallato la rimozione della targa che a Dachau ricorda l’ex questore fiumano Giovanni Palatucci (sulla cui figura è in corso un approfondimento storico commissionato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane al Cdec di Milano). “A me risulta che la targa sia sempre al suo posto. Forse – scrive Romano – lei dovrebbe tenere in sospeso il suo drastico giudizio sulla sensibilità e sulla efficacia delle autorità italiane”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(23 gennaio 2015)