Qui Trieste – Un catalogo per la Grande Guerra

catalogo grande guerra triesteUn lavoro ciclopico per raccontare la Grande Guerra quello fatto per realizzare il catalogo della mostra “L’Europa in guerra – Tracce del Secolo Breve”, visitabile a Trieste (Magazzino delle Idee) fino al 28 febbraio e in seguito a Trento (Castello del Buonconsiglio) dal 28 marzo al 30 maggio 2015, è stato presentato alla Sala conferenze del Museo “Carlo e Vera Wagner”.
L’ideatore e curatore Piero Del Giudice visibilmente commosso nel corso del suo intervento, ha voluto dedicare questo importante volume “ad Andrea Mariani, chaver”. Si erano conosciuti quando Mariani z.l., già presidente per molti anni della locale Comunità ebraica, ricopriva l’incarico di Assessore alla Cultura del Comune di Trieste. L’incontro diede l’inizio ad un confronto serrato da cui nacquero progetti culturali importanti, come la presentazione, nel novembre 2012, di due volumi dedicati alla memoria delle comunità ebraiche di Novi Sad e Sarajevo.
L’omaggio è stato rafforzato dalle parole di Gianni Torrenti, Assessore alla Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia, di Maria Teresa Bassa Poropat, presidente della Provincia di Trieste e di Mauro Tabor, assessore alla Cultura della Comunità ebraica e Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano all’Università di Trieste ha preso spunto dal percorso della mostra, costruita secondo una progressione drammatica e tragica, per evidenziare quanto gli avvenimenti di cent’anni fa siano strettamente legati al presente. La Grande Guerra può essere così definita come l’ultimo conflitto classico e il primo moderno nello stesso tempo, in cui le linee del fronte già note si accompagnano ad elementi scientifici e tecnologici che saranno tipici delle guerre moderne e post-moderne. Anche l’ideologia che supporta l’aspetto bellico si modifica, introducendo l’umiliazione dell’essere umano in ogni modo, il coinvolgimento dei civili, l’uso dell’elemento etnico per definire il nemico.
Il catalogo, presentato da Gianfranco Franchi, è un lavoro ciclopico, frutto dell’instancabile impegno e dalla grande competenza di Piero Del Giudice, non soltanto per i fatti messi in luce, ma anche per la grande capacità di coordinamento che ha portato alla collaborazione tra enti pure molto distanti dal punto di vista geografico. La sinergia è stata possibile grazie a un comune sentire e alla consapevolezza del forte coinvolgimento di tutte nella prima grande catastrofe del secolo breve. Regioni e province (Friuli Venezia Giulia e Sardegna, assieme a Trieste e a Trento, con la Fondazione Museo Storico del Trentino), volute a suo tempo autonome in riconoscimento di un’oggettiva specificità, hanno dimostrato in modo concreto la possibilità di collaborazioni efficaci quando ciò che si vuole realizzare è dotato di un senso che vada al di là dell’evento specifico fine a se stesso. Infine, a La Collina – Cooperativa Sociale Onlus, è stato dato il ruolo di “organizzatore e amministratore – di garante, in sostanza, di un progetto culturale” che è stato vissuto come percorso pratico e concreto di realizzazione di idee importanti, significative e forti, destinate al pubblico, con particolare attenzione ai giovani.
La frantumazione degli imperi ottocenteschi viene raccontata senza retorica, lasciando parlare le lettere dal fronte che passavano il vaglio della censura, i dipinti degli artisti e degli accademici, che modificavano completamente lo stile pittorico nel tentativo di testimoniare in modo adeguato l’orrore.
Imponente nei testi come nell’iconografia, non solo mero catalogo di quanto esposto, il volume è arricchito da un notevole supporto fotografico in cui alle testimonianze d’inizio secolo si aggiungono di tanto in tanto quelle degli anni ‘90 relative al conflitto in Bosnia ed Erzegovina. A tutto questo si aggiunge una seconda parte, una vera e propria antologia di letteratura e poesia in cui si trovano autori italiani, francesi, tedeschi, balcanici e russi che aumenta il significato dell’intera opera.
Da Sarajevo si parte e a Sarajevo si torna. Ci sono dei luoghi che in qualche modo determinano o contribuiscono a generare la Storia, generalmente luoghi in cui le diversità e le differenze continuano ad incontrarsi e a scontrarsi senza potersi lasciare mai, accomunati da un destino comune che costringe al confronto anche quando non lo si vorrebbe. Equilibri fragilissimi, che esplodono in modo devastante e con una potenza tale da coinvolgere un territorio vastissimo non appena si introduca qualcosa dall’esterno, quasi si trattasse di un composto chimico altamente instabile. Luoghi simbolici, posizionati su faglie ideali di cui la Storia si appropria. Così è Sarajevo, così è Trieste, con la Risiera e le foibe.

Paola Pini

(25 gennaio 2015)