Qui Casale – La testimonianza di Karski
Sono venuti in tanti, amministratori, forze dell’ordine, amici per celebrare la Giornata della Memoria nella Comunità ebraica di Casale Monferrato, domenica 25 gennaio. Un pomeriggio che ha dedicato al ricordo momenti e forme diverse e dove i tragici fatti di Parigi hanno contribuito a rafforzare il messaggio della giornata in tutte le sue sfumature: per non dimenticare, per tramandare alle giovani generazioni i fatti della Shoah, ma anche per porre attenzione ai quei segni con cui è capace di insinuarsi, in una società sana, il pensiero del “diverso” da emarginare o chiudere in un ghetto.
La lunga Giornata della Memoria casalese è cominciata con una presentazione letteraria. Sulla cattedra della sala Carmi il consistente volume, edito da Adelphi, dal titolo “La mia testimonianza davanti al mondo” di Jan Karski. Autore singolare che merita di essere conosciuto anche solo per l’avventurosa biografia. Si chiamava in realtà Jan Zozielowsky e fu l’emissario della resistenza polacca in Inghilterra, una posizione che lo portò a infiltrarsi periodicamente dietro le linee nemiche. Karski entrò (e uscì) dal ghetto di Varsavia, venne arrestato dalla Gestapo e riuscì a scappare in una fuga rocambolesca. Ma soprattutto fu il testimone delle persecuzioni in Polonia portandone all’occidente la testimonianza diretta nello stesso momento in cui avvenivano. Testimone inascoltato però, vuoi per incredulità, vuoi per convenienza politica, anche se riuscirà a parlare con i più importanti comandanti alleati. Comincia allora un’altra storia: quella delle sue memorie, più volte riviste e riscritte fino ai giorni nostri. Una vicenda abilmente ricostruita da Anna Raffetto, editor per la slavistica della casa editrice e da Betti Massera, studiosa di storia contemporanea. Toccante anche la testimonianza di Adriana Ottolenghi sulla difficoltà che avevano gli stessi ebrei italiani a percepire i disastro in quegli anni. “Arrivavano in Italia gli ebrei che scappavano dalla Germania nazista. Davamo un piccolo aiuto, anche se non c’era molto perché anche mio padre aveva perso il lavoro. Dicevano a mia madre: ‘scappate vi uccideranno i figli sotto gli occhi’. Non gli credemmo…”.
Altrettanto toccante la cerimonia che ha visto il Comune di Casale apporre una corona di fiori in via Alessandria, nel punto dove un cardine testimonia ancora l’esistenza del cancello che chiudeva il ghetto. Cancello aperto per sempre nel 1848. È stato il sindaco di Casale Titti Palazzetti a ricordare l’importanza della Comunità ebraica di Casale nella vita cittadina e il messaggio contro la segregazione dato da questo gesto simbolico. Anche Claudia De Benedetti in rappresentanza dell’UCEI ha collegato l’impegno sociale richiesto a tutti nel momento di particolare di angoscia e ansia creato dai fatti di Parigi. Claudia ha annunciato come questa cerimonia costituisca un primo passo per evidenziare i luoghi della memoria nel ghetto casalese. Il prossimo anno saranno inserite nella pavimentazione alcune cosiddette “pietre d’inciampo” che ricorderanno le abitazioni degli ebrei casalesi deportati. Si comincia con la casa prospiciente a vicolo Salomone Olper in cui abitavano Erminia Morello Luria e Augenia Allegra Treves.
Altrettanto eloquenti le parole di Elio Carmi, vicepresidente della Comunità ebraica, pronunciate di fronte al piccolo memoriale creato da Antonio Recalcati con i nomi degli ebrei Casalesi e di Moncalvo uccisi nel lager nazisti. Prendendo spunto da un articolo comparso recentemente su un giornale alessandrino Elio ha parlato della Lashon Harà “la maldicenza” che nella tradizione ebraica è uno dei peccati peggiori in cui può incorrere l’uomo. Ha ricordato che nella storia degli ebrei c’è sempre qualcuno che per opportunismo politico ne fa un capro espiatorio, lavorando per far ricadere le colpe su quelli che in qualche modo sono “diversi”, per cultura, religione, modo di pensare “È per questi diversi che esiste oggi la giornata della memoria che vale ancora la pena di ricordare quei fatti”. Sotto la lapide sette lampade: una per ogni milione di ebrei scomparsi nei campi e una per tutti gli altri prigionieri. Ad accenderle, oltre al Sindaco di Casale, i rappresentanti delle forze dell’ordine (il commissario Athos Vecchi e il Capitano dei Carabinieri Natale Grasso) e delle associazioni partigiane.
Conclusione della giornata dedicata alle scuole con la proiezione del filmato “Liars, Mutevoli verità”, realizzato dai ragazzi della scuola media di Ticineto Don Milani. È davvero un piccolo telefilm dove l’ambientazione futuristica diventa un modo per ricostruire quei processi che portano alla segregazione raziale. In una scuola del futuro, dove esistono due categorie di allievi, qualcosa nella rigida pianificazione va storto e per un attimo i ragazzi avranno modo di aprire gli occhi. Anche se il finale è tragico, un seme è stato gettato. Un notevole impegno da parte di allievi e insegnanti che hanno prodotto e interpretato integralmente il film e che si avvale per la recitazione anche dell’attore casalese Fabio Fabi.
Uno sforzo che però ha fruttato ai ragazzi il primo premio al concorso nazionale “i giovani incontrano la Shoà” che gli è stato consegnato a Montecitorio il 26 gennaio. Sempre le scuole saranno protagoniste martedì 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz quando in comunità saranno ospitate le classi dell’istituto Trevigi.
Alberto Angelino
(26 gennaio 2015)