I mondi di Primo Levi – “La memoria umana, uno strumento meraviglioso e fallace”

così fu auschwitzÈ da oggi in libreria “Così fu Auschwitz”, il volume curato da Fabio Levi e Domenico Scarpa per Einaudi che raccoglie i moltissimi scritti in cui Primo Levi ha raccontato l’esperienza del lager. La presentazione, oggi pomeriggio alla Camera delle Guardie di Palazzo Madama, vedrà intervenire oltre ai curatori lo storico Alberto Cavaglion e Ernesto Ferrero, presidente del Centro di studi Primo Levi – diretto dallo storico Fabio Levi – che ha promosso la mostra ospitata in questi giorni nello stesso palazzo. Nel numero di febbraio attualmente in distribuzione Pagine Ebraiche dedica alla mostra e agli eventi ad essa collegati ampio spazio. Proponiamo qui il testo dedicato a “Così fu Auschwitz”.

“Uno strumento meraviglioso e fallace”
Domenico Scarpa è consulente del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino, per il quale ha curato una bibliografia internazionale ragionata e annotata delle opere dello scrittore torinese, dal 1947 a oggi. Dello stesso centro Fabio Levi, professore di storia contemporanea all’Università di Torino, è il direttore. Insieme hanno curato per Einaudi Così fu Auschwitz, in uscita a fine gennaio, che raccoglie i moltissimi scritti di Levi, di varia natura, in cui viene raccontata l’esperienza del lager.
A partire da quel “Rapporto su Auschwitz”, la relazione sulle condizioni sanitarie del campo di sterminio che i militari sovietici chiesero a Primo Levi e a Leonardo De Benedetti, suo compagno di prigionia, che fu uno dei primi resoconti elaborati dopo la fine della guerra e venne pubblicato nel 1946 sulla rivista specialistica “Minerva medica”.
Dalla deposizione per il processo Eichmann alle dichiarazioni per il processo Bosshammer, dalla lettera alla figlia di un fascista che chiede la verità a diversi articoli apparsi su quotidiani e riviste specializzate, il volume si compone come un mosaico di memorie, testimonianze, ricordi e riflessioni di grande coerenza, in cui si riconoscono il rigore e la chiarezza dello stile antiretorico, misurato e asciutto dello scrittore.
Scrivono i curatori, nell’introduzione: “I lettori di Levi sanno che il primo capitolo dei Sommersi e i salvati comincia con la frase ‘La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace’. È naturale che la loro attenzione si concentri sull’aggettivo ‘fallace’, dove si compendiano l’acume e l’onestà di uno scrittore che denunzia fin dal principio i limiti di ogni testimonianza, a cominciare dalla propria. Nel mettere in pagina i documenti raccolti in questo libro abbiamo invece voluto dare ai due aggettivi ‘meraviglioso’ e ‘fallace’ un peso diverso dal solito; sarà opportuno dire in che modo.”
Al testo del Rapporto sulla organizzazione igienico-sanitaria del lager seguono testi di vario genere, prevalentemente redatti dallo stesso Levi, ma che comprendono anche sue testimonianze trascritte da altri e non sottoposte al suo controllo.
Scarpa e Fabio Levi hanno scelto di riprodurre i testi così come erano, limitandosi a segnalarne eventuali incongruenze, con il risultato di mostrare in maniera forte come la voce di Levi risulti riconoscibile e coerente in un racconto multiforme, che integra punti di vista sempre nuovi. Un criterio motivato dalla volontà di escludere un qualsiasi uso strumentale di minimi inciampi o lacune presenti nelle testimonianze dei sopravvissuti, un criterio che è rispetto della verità. “Esso ci ha imposto di osservare la massima fedeltà filologica nell’edizione dei testi e una completa trasparenza storiografica nel ricostruirne la genesi. Il medesimo principio ci ha suggerito d’altra parte di dedicare non minore attenzione allo sforzo profuso da Levi per restituire, anche a distanza di anni, una realtà comunque difficilissima da descrivere; è stato uno sforzo grazie al quale la scoperta stessa di quelle sviste – teniamo a sottolinearlo – finisce per dare un rilievo ancora maggiore alla coerenza e alla solidità del quadro che in oltre quarant’anni di lavoro ci è stato offerto.
L’impegno costante a correggere anche i propri eventuali errori, indossando sovente l’abito del ricercatore più che del semplice testimone – come nella straordinaria Relazione del 1945, dedicata ai compagni partiti con la letale marcia di evacuazione da Auschwitz – ha consentito dunque a Primo Levi di conquistare verità sempre piú nitide.
Ma non è tutto; questo libro in particolare, per il taglio dei testi che lo compongono, offre ai suoi lettori un’altra importante opportunità: darà loro indicazioni per stabilire il peso rispettivo che, nel parlare della memoria, si può attribuire ad aggettivi all’apparenza così inconciliabili quali quelli proposti nei Sommersi e i salvati, ‘meravigliosa’ e ‘fallace’.”

Ada Treves twitter @atrevesmoked
da Pagine Ebraiche, febbraio 2015

(28 gennaio 2015)