J-ciack – In fuga verso la vita

run-boy-run-filmstill-00339“Devi sopravvivere. Devi! Trova qualcuno che t’insegni a comportarti come un cristiano, a pregare e a farti la croce perché è l’unico modo in cui potrai trovare rifugio nelle fattorie. La cosa più importante, Srulik, è che dimentichi il tuo nome. Cancellalo dalla memoria… Ma anche se dimentichi tutto – anche me e la mamma – non dimenticare mai che sei ebreo”.
Accompagnato dal disperato abbraccio del padre, Srulik a otto anni lascia il ghetto di Varsavia e cerca scampo nella foresta. Si fa chiamare Jurek, si dice orfano e cattolico. Per tre anni si sposta tra boschi e fattorie, incalzato dalla fame, dal terribile inverno polacco e dalla Gestapo. Magda, moglie e madre di partigiani, lo aiuta. Altri lo tradiscono, come il medico che rifiuta di operarlo perché ebreo e lo condanna così a perdere il braccio destro. Ma Srulik-Jurek (interpretato dai gemelli Andrzej e Kamil Tkacz) non si perde d’animo e sopravvive fino alla Liberazione.
Si chiude qui “Corri, ragazzo corri” (Francia/Germania/Polonia, 52’), il film diretto da Pepe Danquart basato sull’omonimo libro di Uri Orlev, che sarà nelle sale italiane in concomitanza con il Giorno della Memoria. Ma la storia vera di Yoram Israel Fridman, cui si è ispirato Orlev, continua felicemente. Approda in un orfanotrofio di Lodz, poi è rintracciato da un’agenzia ebraica e nel 1948 fa l’aliyah. In Israele si laurea in matematica, insegna, si sposa e oggi si gode due figli e sei nipoti, cui ha sempre raccontato la sua storia come un thriller, proprio come Uri Orlev nel suo libro.
“Sono stato a lungo in cerca di materiale emotivamente potente e ricco di significato storico, tanto da far battere il cuore solo leggendo la sceneggiatura – spiega Pepe Danquart, vincitore nel ‘93 dell’Oscar per il miglior corto con Schwarzfahrer-Black Rider – Un film meritevole di qualsiasi sforzo e di qualsiasi rischio; una storia straordinaria e commovente, storicamente accurata, raccontata da un punto di vista inedito. Un film che sarebbe rimasto nella memoria collettiva del pubblico, anche dopo vent’anni”.
“Ho finalmente trovato tutto questo leggendo il romanzo Corri ragazzo corri di Uri Orlev. Come opera di finzione la storia sembra perfino troppo assurda per essere vera. Ma quel ragazzino è sopravvissuto e ancora oggi, all’età di 79 anni, racconta la sua storia a chiunque abbia voglia di ascoltarla.
Con il mio film voglio farla conoscere a chi non l’ha ancora sentita, perché chiunque vedrà il viaggio di Jurek non potrà non emozionarsi per lui”.
Non è la prima volta che Uri Orlev è d’ispirazione per il cinema. Nel 1997 il danese Soren Kragh- Jacobsen trasse un bel film da “L’isola in via degli uccelli”, che racconta di un bimbo che sfugge alla persecuzione nazista celandosi in un remoto nascondiglio nel ghetto. E, procedendo nel corto circuito tra cinema e libri, storia e bambini, la mente corre al grande scrittore israeliano Aharon Appelfeld, anch’egli sopravvissuto rifugiandosi bambino nella foresta polacca. Anche dal suo Tsili è stato tratto un film, presentato allo scorso Festival del cinema di Venezia, diretto da Amos Gitai e interamente girato in yiddish.

Daniela Gross

(29 gennaio 2015)