Qui Biella – Contro l’indifferenza
Il terribile ricordo dello sterminio e delle vittime biellesi della Shoah, organizzato dalla Chiesa Evangelica della Riconciliazione di Biella, da anni promotrice del Giorno della Memoria con la collaborazione e il patrocinio della Comunità ebraica di Vercelli, Biella, Novara e V.C.O, è stato ispirato quest’anno al tema “Sottovalutare è ripetere, l’indifferenza è ripetere, dimenticare è ripetere, negare è ripetere”
Commozione per le parole di Alberto Calò, consigliere della Comunità ebraica, che ha presenziato alla cerimonia iniziale presso la secolare sinagoga del Piazzo, dove il sindaco Marco Cavicchioli ha deposto una corona di alloro davanti alla lapide che ricorda le vittime dei campi di sterminio della Comunità ebraica biellese.
A seguire, nello spazio espositivo del palazzo della Provincia, si è svolto un convegno promosso dalla Chiesa Evangelica di Riconciliazione con l’Anpi e la partecipazione di numerose istituzioni, tra cui la Comunità ebraica e la Diocesi di Biella. Sono intervenuti all’incontro il consigliere provinciale Vincenzo Ferraris, l’assessore del comune di Biella Teresa Barresi, padre Fabio De Lorenzo in rappresentanza del Vescovo, Carmela D’Ursi per la comunità valdese.
I relatori principali del convegno: Adriano Leone, presidente dell’Anpi, che ha parlato della spoliazione dei beni gli ebrei deportati, e il dottor Roberto Merli, direttore della struttura complessa di psichiatria dell’Asl, che ha invece trattato del coinvolgimento dei medici dall’eugenetica allo sterminio. Leone ha sottolineato che l’alienazione dei beni personali, spesso anche di poco valore, è stato un atto, imposto dalle leggi razziali, che mirava all’annientamento delle persone, al di là del danno economico, che veniva adottato contestualmente all’arresto e alla successiva deportazione. I beni sequestrati ammontavano a circa un miliardo e mezzo di lire dell’epoca, a danno degli ebrei italiani deportati in Germania.
L’intervento di Merli ha invece ripercorso, partendo dalle teorie darwiniste, la nascita delle pratiche di eugenetica, adottate, ben prima dell’avvento del nazismo, come terribile rimedio al “peso sociale” rappresentato da bambini (e in seguito anche adulti) che per malattia o disabilità costituivano un peso per la società. Pratiche che con il tempo si sono trasformate in progetti di sterminio sistematici, per purificare la razza nella Germania degli anni ’30, preludio alla Shoah.
Emozionante l’intervento di Alberto Calò, che ha letto, non senza una nota di profonda commozione, uno scritto di Paola Ovazza, nipote di Ada Ovazza, una delle vittime biellesi assieme a sua figlia e tutta la sua famiglia Vitale di Genova, pubblicata nel libro sugli Ebrei Biellesi: “Mezuzah”.
Le conclusione sono state svolte dal pastore Alberto Antonello. Dopo il convegno, la cantante Sefora Orefice, accompagnata alla chitarra ha eseguito alcuni canti ebraici e quindi è stata inaugurata la mostra fotografica di Roberto Ramella “Lontani dall’oblio” con immagini dei campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau e Mauthausen e
del ghetto di Venezia. Il Giorno della Memoria, a ricordo della liberazione del campo di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche, è stato poi celebrato al teatro Sociale Villani con i canti ebraici eseguiti dal coro Concentus di Cavaglià e, a seguire, dallo spettacolo teatrale “Actus Tragicus” di Ferdinando Crini.
Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Vercelli, Biella, Novara e V.C.O
(La foto è di Roberto Ramella)