Grammy Awards 2015 – La musica dal sapore ebraico

HAIMStasera è la sera. I Grammy Awards sono uno strano mix tra il Festival di Sanremo in versione stelle e strisce e la notte degli Oscar.
Ben presto infatti i tanto agognati premi della musica che decretano Inferno e Paradiso e snobbano il limbo, si sono trasformati nella scusa di ideale per commentare, invidiare e criticare senza pietà abiti inondati di lustrini, hanno offerto il palco per esibirsi in interpretazioni choc (nell’ordine stonate, spassose, strane) e sono stati il luogo nel quale dare un riconoscimento a una vecchia gloria e sospirare: “Ehh, non ci sono più le canzoni di una volta” (adesso capite l’accostamento con la nostrana kermesse sanremese).
Quest’anno tanti sono i riferimenti più o meno manifesti che lo renderanno ad alto tasso ebraico, tanto che il Forward ha valutato necessario stilare la lista degli “11 imperdibili elementi ebraici” che parteciperanno al complesso dei Grammy. A partire da Rick Rubin, il barbuto produttore antesignano degli hipster che, dopo esser nato a Long Beach dalla famiglia ebraica ashkenazita con papà venditore di scarpe e mamma casalinga, di strada ne ha fatta parecchia. Rubin ha prodotto Johnny Cash, i Red Hot Chili Peppers, Shakira e quest’anno ha nel taschino l’album rivelazione X di Ed Sheeran.
Passiamo poi al cantautore e produttore Greg Allen Kurstin che dopo partnership con Lily Allen e Pink ha collaborato niente di meno che con Sia e la sua Chandelier: canzone ad altissimo tasso depressivo e che è entrata inesorabilmente nelle orecchie di milioni di ascoltatori.
drakeMultiple poi le nomination per il rapper Drake che qualche anno fa aveva scandalizzato per il video della canzone HYFR nel quale inscenava un bar mitzvah accostato alle tipiche gesta ‘eroiche’ del rap: il bling bling delle catene dorate (alla faccia dei braccialettini, tipici regali da maggiorità religiosa), donne discinte che ballano e fiumi di champagne. Il tutto ovviamente pericolosamente vicino ai bagel. E, in barba ai detrattori, Drake crede di aver dimostrato a modo suo l’attaccamento per la religione della madre e il suo jewish pride.
Per chi si stesse grattando la testa chiedendosi chi diavolo siano le ugole nominate fino ad adesso, ci sono ovviamente evergreen di conforto: a contendersi la nomination Best Traditional Pop Vocal Album gli eterni Barbara Streisand e Barry Manilow. Manilow, all’anagrafe Barry Alan Pincus nato a Williamsburg ha scelto di prendere il cognome di sua madre durante il suo bar mitzvah e con quello ha venduto milioni di copie con la sua Mandy, Can’t smile without you e la orecchiabilissima Copacobana (tanto per rinfrescarvi la memoria, immaginate qualcuno con un casco di banane in testa e dite con me: “Copacopacabanaa”).
barbraPer quanto riguarda Barbra, icona ineguagliabile, non si può davvero aggiungere altro. Se non la sua interpretazione in Yentl di cui è stata anche regista, ispirato alla storia breve di Isaac Bashevis Singer.
Ritroviamo poi Bob Dylan, al secolo Robert Zimmerman, che, insignito del riconoscimento MusiCares Person of the Year al Gala pre-Grammy, ha pensato bene, dopo anni di concerti senza intermezzi parlati, di chiacchierare al microfono per ben 40 minuti spiegando che i testi delle sue canzoni siano strettamente connessi gli uni agli altri. D’obbligo poi nominare la regina del Pop e onnipresente Madonna che dopo essersi avvicinata alla Kabalah ha fatto diventare di tendenza il braccialetto rosso scacciaguai e si è fatta chiamare Esther (giusto il tempo di capire che il tavolo al ristorante glielo riservavano più volentieri con il nome di battaglia degli anni ’80). Per chi volesse un po’ di rock c’è poi Beck che ama tanto festeggiare le feste ebraiche con il quale lo ha crescito la mamma (ipse dixit). Una menzione speciale va però alle nuove generazioni: ad aver strappato la nomination come migliori cantanti emergenti ci sono le Haim sisters, tre sorelle figlie dell’israeliano Mordechai (per gli amici Moti) e di Donna, di orgine polacca.
Este, Arielle e Alana dal 2008 sono riuscite a farsi notare, strimpellare assai e diventare migliori amiche di Taylor Swift. Ci piacciono perché portano ai bei tempi dei gruppi femminili tipo Bangles e soprattutto perché se vinceranno potremmo alzare i calici e brindare soddisfatti: “Le C-haim”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(8 febbraio 2015)