…università

Va bene. Mqondisi Duma è solo un giovane studente fra tanti, con un sito Facebook neppure molto seguito in cui alterna comunicati politici a auguri di compleanno e notizie sportive.
È però anche il segretario del Consiglio degli Studenti dell’Università di Durban, Sud Africa, e come tale è fra i redattori di una richiesta ufficiale ai vertici della stessa università affinché espellano tutti quegli studenti ebrei che non supportano la causa del popolo palestinese.
E già questa è proprio grossa. È vero che i vari C.S.O. che imperversano nelle università italiane non usano terminologie tanto differenti, e i testi dei 99Posse stanno lì a testimoniare di come la nobile causa della difesa dei diritti delle popolazioni oppresse (ivi inclusa quella palestinese) serva assai più da cassa di risonanza per una notorietà sempre ricercata che non da vero obiettivo politico da porre all’attenzione con l’intento di risolverlo.
Ma la sostanza della precisazione che Mqondisi Duma rende pubblica dopo l’alluvione di critiche ricevuta sia dai vertici dell’Università di Durban, sia dall’intera società sudafricana è un segnale veramente allarmante che mette a nudo la pericolosità raggiunta da certa propaganda non più accettabile. Ne traduco qualche brano: “Il Consiglio degli studenti si scusa senza riserve con chiunque si sia sentito offeso dalle nostre domande riguardanti gli studenti ebrei. Vorremmo chiarire che la nostra posizione è effettivamente che Israele è uno Stato di Apartheid, genocida e terrorista, e che in solidarietà con il nostro popolo palestinese che è attualmente oppresso e colonizzato da Israele noi domandiamo che TUTTI gli studenti ebrei, musulmani, cristiani e perfino atei o di altro tipo che ricevono finanziamenti dallo Stato d’Israele dell’Apartheid e dalle sue istituzioni non potranno essere studenti dell’Università di Durban. Se ce ne sono essi dovranno essere immediatamente de-registrati. (…) Noi siamo contro ogni forma di razzismo inclusi il Sionismo e l’Antisemitismo”.
A me pare che nella società civile, soprattutto fra le giovani generazioni che ambiscono a una leadership anche politica come gli studenti universitari organizzati, debba essere chiaro quale sia il peso di una dichiarazione di opposizione al razzismo. E debba essere altrettanto chiaro che qualsiasi tentativo di limitare le libertà altrui sulla base di una dichiarazione di antirazzismo non è solo un bizzarro scivolamento concettuale, ma l’inevitabile deriva di TUTTI i totalitarismi, che si sono affermati proprio sulla base di promesse di eguaglianza e di difesa dei diritti oppressi. E – non da ultimo – deve essere chiaro che anche solo ipotizzare l’esclusione di ebrei da un ambito della società civile rappresenta un’offesa alla storia, un attentato alle libertà di tutti, e una manifesta incomprensione della natura planetaria della minaccia che si è manifestata il 7 gennaio a Parigi sotto forma di un invasato islamista che ha deciso di uccidere gli avventori di un supermercato casher. Se non si capisce questo, magari provando ad avanzare distinguo e concetti di compromesso, significa che resta ancora molto da fare nel campo della didattica della storia, ben più che della memoria. E sia chiaro: qui non si tratta di disconoscere il diritto dei palestinesi ad avere il loro stato con diritti assicurati e con frontiere riconosciute e inviolabili. Tutto ciò è dato per condiviso. Qui si tratta di capire che ci sono dei principi – il razzismo, la discriminazione – che non possono essere usati come arma politica impropria. In definitiva, a ben vedere, le proposte di Mqondisi Duma possono fare alla causa dei palestinesi danni ben maggiori di tanti atti di effettiva negazione di diritti e di limitazione delle libertà. Di certi amici i palestinesi hanno poco bisogno. Da certi nemici gli ebrei e Israele hanno da tempo capito che bisogna guardarsi.

Gadi Luzzatto Voghera

(13 febbraio 2015)