Un indennizzo per chi nacque sotto il segno delle persecuzioni
Si allarga la base dei benificiari dell’assegno vitalizio di benemerenza che spetta a chi è stato vittima di persecuzioni. A stabilirlo la Corte dei Conti del Lazio, con due sentenze che riconoscono questo diritto anche ai figli di deportati nati nell’arco temporale che va dalla promulgazione delle Leggi Razziste alla caduta del nazifascismo e che arrivano a seguito di un duplice ricorso dopo che tale indennizzo era stato negato dal ministero dell’Economia e delle Finanze.
“Uno dei ricorrenti a pochi giorni dalla nascita venne abbandonato dalla madre che, essendo cattolica, temeva di essere perseguitata per aver avuto una relazione con un uomo ebreo. Il bimbo dovette vivere sotto falso nome per 6 anni. L’altro invece – si legge sul Messaggero – nacque in un convento in cui i genitori si rifugiarono per evitare la deportazione, rischiando di morire di parto a causa di una condizione sanitaria precaria”. I giudici hanno definito le vicende “gravi”, perchè “la violazione di diritti primari è stata commessa in danno di un bambino indifeso”.
(23 febbraio 2015)