Qui Trieste – A teatro con Mi Ha Ish

mihais_foto_domen_pal“Mi Ha Ish” (Chi è l’uomo) è un delicato spettacolo ideato da Polona Vetrih e Saša Tabaković, andato in scena domenica 22 febbraio al Teatro Stabile Sloveno di Trieste.
Brani cantati in yiddish o in ebraico si sono alternati in modo rapsodico a monologhi e dialoghi della stessa Polona, di Danilo Kiš, di Isaac Bashevis Singer e di altri che l’attrice slovena ha voluto unire per rappresentare sulla scena un percorso di ricerca personale, in omaggio alle proprie origini.
I numerosi interventi di Janez Dovč (fisarmonica), Boštjan Gombač (fiati, percussioni), Vasilij Centrih (violino) e Goran Krmac (tuba) hanno legato il tutto accompagnando i due attori e contribuendo a coinvolgere il pubblico con la propria vivacità.
Il titolo di questa co-produzione tra il Cankarjev Dom e l’Agenzia Musicale Allegro, entrambi di Ljublijana, si ispira al salmo 34 e in particolare al passo “chi è l’uomo che desidera la vita, che brama una lunga vita per vedere il bene? [a lui dico:] preserva la tua lingua dal male e le tue labbra dal parlare [con] inganno! allontanati dal male e fa’ il bene, ricerca la pace e perseguila!”
Parole declinate in vario modo attraverso la musica e il canto, che risultano essere i veri protagonisti dell’intera serata, fin dal breve monologo dedicato a Fanny Zippora Mendelssohn, sorella del più famoso Felix e che prima di lui avrebbe voluto dedicare la propria vita alla composizione. I successivi racconti proseguono sullo stesso sentiero e portano il pubblico a cogliere il fortissimo legame tra quest’arte e il popolo ebraico.
Polona Vetrih, affermata attrice slovena di formazione internazionale, presente da tempo sulle scene di Londra, Praga, Ginevra, Francoforte e New York, ha scoperto da adulta le proprie radici ebraiche: il padre gliele aveva tenute nascoste, pur invitandola a più riprese a visitare Israele (dove Polona andrà, anche per la propria attività professionale). Dopo il primo viaggio viene a conoscere questa parte celata della sua storia familiare; da quel momento nasce in lei il desiderio della ricerca e l’urgenza di raccontare, nella consapevolezza di avere un grande privilegio: quello di riuscire a vedere il mondo attraverso nuove e diverse prospettive.
Un privilegio da lei sentito in modo importante, che mostra di vivere anche sulla scena in modo sostanziale e aperto, con una disponibilità attenta non soltanto all’espressione di sé, ma pure all’ascolto sincero dell’altro.

Paola Pini

(24 febbraio 2015)