Periscopio – La Shoah in Croazia

lucreziCome avevamo annunciato su questo notiziario, lo scorso 12 febbraio, è stato dato alle stampe, per i tipi dell’Editore Tullio Pironti di Napoli, un libro di straordinario valore storico e umano, che getta un fascio di luce su una delle pagine più tenebrose della Seconda Guerra Mondiale, fino ad oggi trascurata dalla pur imponente ricerca storiografica sull’epoca: mi riferisco alle Memorie sulla Shoah in Croazia. Le testimonianze dirette dei sopravvissuti, di Paul Schreiner, a cura di Suzana Glavaš.

Non si può non essere grati, per questa iniziativa, all’Editore – una delle poche voci coraggiose e indipendenti della Campania, a cui questa terra deve molto sul piano della difesa e promozione della cultura e dello spirito critico -, alla curatrice – docente di lingua e letteratura croata, nonché nota poetessa e promotrice culturale – e, soprattutto, all’autore – oggi apprezzato ceramista, uno degli ultimi testimoni diretti dell’orrore nazifascista -, per il quale, certamente, la pubblicazione del libro deve avere rappresentato la riemersione di un dolore infinito, con il quale ha dovuto convivere per più di 70 lunghi anni.

Nel testo – di cui si è parlato ieri presso il Liceo Orazio Flacco di Portici, nell’ambito del progetto “La memoria non va in vacanza”, dell’Università di Salerno, e stamattina presso il Liceo Francesco De Sanctis di Trani, nell’ambito del festival pugliese di cultura ebraica Lech Lechà – si racconta, con la forza di una cronaca implacabile nella sua crudezza ed essenzialità, lo sterminio di gran parte della famiglia di Schreiner da parte degli ustascia croati, su ordine del ‘Poglavnik’ Ante Pavelič, e i quattro anni da lui passati in un fienile, dove poté trovare scampo grazie al coraggio e all’altruismo di un contadino, che lo nascose agli aguzzini fascisti, mettendo a repentaglio la propria vita, senza chiedere niente in cambio, per una scelta di pura umanità.

Apprendiamo, dalle pagine del volume, come nel campo di concentramento croato di Jasenovac abbiano trovato la morte 72.193 vittime. di cui 33.860 maschi, 19.327 femmine, 19.006 bambini; come Schreiner abbia perso il nonno Armin, la nonna Rosa, il padre Ferdo, la madre Greta, gli zii Otto, Mira, Vlado, la sorellina Helga, assassinata a soli dieci anni; come sia riuscito, con straordinaria forza d’animo, a risollevarsi, e a costruire, su un mare di angoscia, una nuova vita; come le terribili vicende della Shoah croata siano rimaste per decenni sepolte da un’assurda coltre di oblio, da cui solo ora, in minima parte, paiono riemergere.

Il libro – che riprende una precedente edizione, stampata in numerazione limitata, per una circolazione solo familiare, e che raccoglie le memorie, oltre che di Schreiner, anche di altri due superstiti, Ivo Reich e Medea Brukner – è corredato da numerose fotografie, riproduzioni di lettere autografe e alberi genealogici, la cui visione – mettendo di fronte all’intollerabile realtà di tante vite spezzate – non può non lasciare profondamente turbati. Come particolarmente impressionante risulta l’immagine di copertina, che ci restituisce la luminosa bellezza, lo sguardo intenso e profondo e il lieve sorriso, appena accennato, di Helga Schreiner. Una bellezza, uno sguardo e un sorriso che sembrano dire, semplicemente: “volevo vivere, dovevo vivere”, e suonano come un atto di accusa non tanto contro i bestiali carnefici – per i quali nessun giudizio, nessun sentimento, nessuna parola pare adatta -, quanto contro tutti coloro che, al giorno d’oggi, preferiscono non sapere, non capire, non interrogarsi.

Un libro che è soprattutto un monito a preservare per sempre la memoria dei martiri: “È nostro dovere ricordarli – scrive, nella sua prefazione, la Glavaš -, ognuno singolarmente, in quanto Vite stroncate. E a colui che fa un’opera simile, come in questo caso Paul Schreiner, va il legittimo titolo di tzadìk che, come ci insegna la Torah, anche dopo la morte, continua a vivere”.

Francesco Lucrezi

(4 marzo 2015)