Time out – Purim
Cercare di mostrare similitudini e affinità tra una festa ebraica e l’attualità è sempre azzardato e rischioso. Si corre il rischio di politicizzare una festività e di incorrere in facili polemiche, eppure vista la minaccia di un Iran atomico, nessuna festa più di Purim, in cui ricordiamo il tentativo di uccidere tutti gli ebrei nella Persia di Assuero, sembra essere più attuale tra quelle che celebriamo.
Ho letto che qualcuno è andato oltre: Netanyahu sarebbe il nuovo Mordechai che cerca di mettere in guardia gli ebrei dal rischio che corrono, Obama il re che come Assuero non si preoccupa del destino del popolo ebraico e i persiani sarebbero ovviamente gli iraniani. Ester, sono invece coloro che hanno timore di dire al Re che la situazione è grave e preoccupante e che forse sarebbe il caso di provvedere il prima possibile.
Che sia vero o pure no, di certo ripensare la nostra storia in chiave futura è un elemento centrale della nostra identità. Come farlo è di certo più difficile, ma se c’è una cosa che la storia di Purim ci insegna è di reagire di fronte alle minacce contro il popolo ebraico. Reagire, denunciando il complotto di chi tenta di distruggerci anche a costo di compromettere la nostra attività professionale o le nostre sicurezze. Esattamente come ricordò Mordechai ad Ester di fronte ai suoi dubbi sul presentarsi di fronte al Re senza permesso: “Non pensare che da sola ti salverai, perché se oggi taci la salvezza per il popolo ebraico arriverà da qualche altra parte.”
Monito eterno che serve a ricordarci che per quanto la salvezza non dipenda da noi, la reazione e l’indignazione sì ed è quella che scaturisce l’intervento divino con cui possiamo ritrovarci a fare festa alla faccia dei nostri nemici.
Daniel Funaro
(5 marzo 2015)