Calmare gli animi
Le fondamenta dell’ebraismo nascono da interminabili discussioni. Il Talmud, la Mishnah raccontano di disquisizioni su ogni argomento. Scuole rabbiniche che si confrontano su temi sociali, giuridici, rituali e teologici.
Su queste basi ogni ebreo, fin da piccolo, viene sollecitato al democratico confronto: ogni quartiere ebraico e le stesse sinagoghe oltre ad essere luoghi di preghiera ed aggregazione sono teatro di liti, opinioni contrastanti e veraci discussioni su ogni argomento.
Le stesse discussioni oggi si sono spostate ed avvengono sui social network.
Un antico proverbio yiddish racconta di “due ebrei tre opinioni diverse”. Nulla di più vero. Complici lo schermo di un computer, l’assenza fisica dell’interlocutore, le diatribe oggi si svolgono su altre piattaforme. Incessanti dibattiti politici, economici e sociali con scambi forti che nulla hanno di pacifico, polemiche infinite anche tra persone stimate, parenti e amicizie di vecchia data, con un pubblico schierato da una parte piuttosto che dall’altra.
Una dimostrazione di divergenze che smonta il pregiudizio immaginario di un popolo sempre coeso.
Una litigiosità proverbiale che oggi spesso mette a confronto membri delle diverse comunità ebraiche, mostra divergenze territoriali e culturali, diversi gradi di religiosità tra laici e osservanti, rotture che si accentuano inevitabilmente prima delle elezioni comunitarie.
Basta poco a calmare poi gli animi, magicamente con l’avvento di una festività o l’arrivo dello Shabbat, come in una grande famiglia, ogni discussione viene messa a tacere con un’esortazione.
“Am Israel Hai”, il popolo d’Israele è vivo. Che siano anche queste discussioni a tenerlo cosi unito?
Claudia Sermoneta
(6 marzo 2015)