Tunisi, voci dall’orrore
L’ambasciata italiana ha confermato la morte di quattro suoi connazionali, tutti passeggeri della Costa Fascinosa, vittime dell’attacco terroristico perpetrato dall’Isis a Tunisi. “Esprimo, a nome mio personale e di tutto il popolo italiano, la più netta e ferma condanna per un gesto vile e odioso, commesso ai danni di persone inermi, in spregio alle più elementari norme di convivenza civile e rispetto della vita umana” ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Indipendentemente dal giudizio che verrà dato con più lucidità e calma vi è un dato di fatto: dove si cerca di aggredire il sistema democratico, la cultura, la moderazione del governo tunisino si colpisce ciascuno di noi”, ha sottolineato il primo ministro Matteo Renzi.
Tra le molte testimonianze raccolte dai quotidiani quelle di Anna e Alberto Di Porto, genitori del rabbino capo di Torino Ariel Di Porto. Raggiunto dall’inviato del Corriere in un ospedale di Tunisi, Alberto racconta: “Mia moglie era rimasta molto colpita dai fatti di Parigi. Quando abbiamo sentito le prime raffiche, seguite dall’esplosione di una granata, mi sono affacciato dalle scale e ho visto della gente vestita da poliziotti che avanzava sparando sulle persone della mia comitiva, che erano appena entrate con me nel museo. Io non ci stavo capendo niente. Lei, che invece non aveva visto nulla, mi ha subito guardato. ‘Qui sta succedendo qualcosa di molto brutto’ ha detto. ‘Dobbiamo nasconderci, come hanno fatto quelli del negozio ebraico’”.
Le testimonianze dei figli. Rav Di Porto dichiara al Messaggero: “Adesso il mio sforzo è di riportarli entrambi al più presto a casa”. A parlare è anche la sorella Daniela: “Siamo sotto choc”. Ieri pomeriggio Pagine Ebraiche aveva raccolto le prime testimonianze: “Con mia madre sono riuscita a parlare poco fa – diceva Daniela – è al sicuro in un bunker. Mio padre si è ferito nei soccorsi e adesso è in ospedale. Non vedo l’ora che tornino in Italia per riabbracciarli. Mi auguro oggi stesso”. Sul Fatto Quotidiano il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici dichiara: “Abbiamo vissuto tutti momenti di panico”.
La vittoria di Bibi. Il Corriere della Sera si sofferma sulla vittoria di Netanyahu raccontando le “cento vite” di Bibi: dai baci alla moglie Sara alla lettura di biografie di Churchill e Napoleone “per rilassarsi”. A preoccupare ora sono i rapporti tesi con il presidente Obama, aggravatisi dopo il discorso al Congresso degli Stati Uniti. Israele rischia l’isolamento, scrive il Corriere, tanto che il portavoce di Obama, Josh Earnest, si è dichiarato preoccupato per la retorica anti-araba che ha contrassegnato l’ultima campagna elettorale. E intanto Bibi non ha ricevuto alcuna telefonata di congratulazioni da parte dell’inquilino della Casa Bianca.
La sconfitta (parziale) di Herzog. Con 24 seggi i laburisti guidati da Yitzhak Herzog si conquistano il ruolo dell’opposizione nella Knesset (il parlamento unicamerale israeliano). Il Foglio titola ironicamente “Così Herzog è rimasto intrappolato nella sua bolla radical chic”.
Kahlon, l’uomo chiave. Per formare la coalizione necessaria per governare, Netanyahu avrà bisogno dei dieci seggi conquistati da Moshe Kahlon, ex del Likud e creatore del partito Kulanu. Ad evidenziare tra gli altri la questione è Le Monde, che lo definisce “l’indispensable allié”.
Il successo dei partiti arabi. Sempre il Corriere della Sera mette in luce la figura di Ayman Odeh, l’arabo israeliano che è riuscito ad unire integralisti, nazionalisti e comunisti e fondare un unico partito arabo che si guadagna il terzo posto nelle elezioni. La sua Lista Unita farà infatti sedere alla Knesset tra i 13 e 14 arabi israeliani.
“Mancano i verbali degli interrogatori ma emerge comunque un dato significativo: non parlò. Dopo il suo arresto non risultano fermi legati a sue dichiarazioni”. È quanto sostiene Pierluigi Guiducci, storico della Chiesa e coordinatore di una commissione di studio sull’operato di Giovanni Palatucci i cui lavori sono stati condotti in autonomia rispetto al gruppo coordinato del Cdec cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha affidato l’incarico di fare chiarezza sull’ex questore di Fiume, il cui status di Giusto tra le Nazioni è stato recentemente messo in discussione. Senza in realtà fornire prove concrete a sostegno delle attività di salvataggio di ebrei condotte da Palatucci, ma solo supposizioni e interpretazioni, Guiducci annuncia di essersi basato su materiale raccolto in numerosi archivi, tra cui quello dell’UCEI. All’interno della sua commissione annuncia inoltre la presenza di esperti “di fede ebraica”.
“Raccolte nuove testimonianze sul questore che salvò migliaia di ebrei”, titola l’Osservatore Romano.
Dieudonné condannato. Il Fatto Quotidiano, tra gli altri, riporta la condanna a due mesi di prigione con la condizionale per il comico francese Dieudonné per apologia di terrorismo. Deiudonné, già noto per i suoi attacchi antisemiti, dopo i fatti di Parigi aveva scritto sul proprio profilo Facebook ‘Je suis Coulibaly’, facendo riferimento al terrorista che attaccò il supermercato Hypercacher uccidendo quattro persone e precedentemente una poliziotta.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(19 marzo 2015)