“Pronti a lavorare per la Libia”
Dopo scontri e rivendicazioni da parte dell’Isis, la situazione in Libia si fa ancora più tesa: Kahlifa Haftar, il generale post-gheddafiano e filo-egiziano che combatte da Tobruk, ha dato l’ordine di assaltare Tripoli e attaccare l’aeroporto e le caserme controllate dalla cosiddetta fazione “Alba della Libia” (guidata dai Fratelli musulmani), gruppo di ispirazione religiosa che, per rispondere, potrebbe allearsi nuovamente con lo Stato Islamico. Haftar, spiega Repubblica, ha come obiettivo quello di sabotare i negoziati di pace mediati dall’Onu per tentare di vincere militarmente. “Una mossa – continua il quotidiano – che potrebbe creare un pericolo in Italia: Haftar non sarà capace di conquistare Tripoli, si blinderà in Cirenaica, offrendo uno spazio di sicurezza all’Egitto, ma di fatto concentrerà i peggiori jihadisti in Tripolitania, proprio di fronte all’Italia”. Intannto ieri il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni e quello della Difesa Roberta Pinotti si sono incontrati con i loro omologhi francesi, dichiarandosi pronti a “lavorare per la Libia”.
La percezione dell’antisemitismo. In un recente intervento Sergio Romano associava in modo velenoso il crescente antisemitismo in Europa alle scelte e all’immagine dello Stato di Israele. “Posso assicurare, per ampia esperienza di lavoro e di raccolta di dati sul campo, che testi come il suo ultimo aiutano ad alimentare quel senso di sconcerto fra le persone vicine al mondo ebraico”, gli scrive oggi il demografo Sergio Della Pergola. Il demografo allega inoltre due ricerche: una dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’UE sulla percezione dell’antisemitismo in Europa e una riguardante la percezione dell’antesemitismo in Italia curata da Della Pergola e L. D. Staetsky, uscita lo scorso febbraio e anticipata da Pagine Ebraiche. In risposta Romano scrive che “ogni indagine riflette inevitabilmente le circostanze del momento” e che “una indagine demoscopica non esclude una riflessione storica e politica sulla evoluzione di un fenomeno”. Per poi concludere: “Israele ha un forte interesse a chiedersi perché abbia perduto in questi anni una parte non piccola del capitale di simpatia che aveva accumulato nei primi decenni della sua storia”.
“L’Europa aiuti la Tunisia”. Dopo l’attacco al Museo del Bardo, il presidente tunisino Essebsi afferma: “Se l’Europa vuole più sicurezza deve aiutare la Tunisia ad uscire dalla crisi economica”. Secondo Essebsi sarebbe proprio la crisi ad attirare i giovani tunisini disoccupati nelle spire del terrorismo. “Vogliamo vincere questa guerra – conclude – ma ne dobbiamo combattere le cause” (La Stampa).
La tragedia di Shabbat. Sul Corriere si racconta della tragedia di una famiglia ultraortodossa di New York morta venerdì notte per un incendio causato da una piastra malfunzionante che serviva per riscaldare il cibo durante lo Shabbat. Sette i morti, tutti bambini. “Questa è la più grande tragedia del genere degli ultimi anni” ha dichiarato il capo dei vigili del fuoco.
La laurea di Piero. Domani alle 11 Piero Terracina, testimone della Shoah sopravvissuto ad Auschwitz e da anni attivo nell’educazione alla Memoria, riceverà la laurea ad honorem in Scienze della formazione primaria dell’Università degli Studi del Molise. (Avvenire)
Primo Levi in America. Una libreria per far conoscere l’eredità di Primo Levi e dell’ebraismo italiano: questa la volontà di Alessandro Cassin, direttore del Centro Primo Levi a New York, che ha riaperto la libreria S.F. Vanni nel West Village. A intervistarlo è Alain Elkann su La Stampa: “Negli ultimi 15 anni abbiamo organizzato rassegne sulla storia degli ebrei italiani e sull’eredità umana di Primo Levi. Come ogni altra istituzione avevamo bisogno di crescere e così, in controtendenza, abbiamo deciso di iniziare l’avventura della pubblicazione” spiega Cassin.
Attaccare i musei. Nella Domenica del Sole 24 Ore, Francesco Paolo Campione fa una connessione tra l’attentato al Museo del Bardo di Tunisi e quello al Museo ebraico di Bruxelles dello scorso 24 maggio. Perché attaccare proprio i musei? Per sradicare la memoria: “Per sua stessa natura, il museo esercita a numerosi livelli di lettura un’azione radicalmente ostile a tutte le ideologie e a tutti i movimenti che intendono omologare la memoria al presente storico, per affermare più facilmente i propri progetti di trasformazione politica”. Il museo, conclude, “è un ineluttabile antidoto alle semplificazioni dei fanatismi e un deposito prezioso di pietre d’angolo per costruire civiltà tolleranti”.
Rachel Silvera twtter @rsilveramoked
(22 marzo 2015)