Sottomissione

tzeviPer chi ha letto “Sottomissione” di Michel Houellebecq (ed. Bompiani), le elezioni francesi hanno fornito spunti interessanti. Com’è noto, nel libro – recensito su queste colonne dal bravo Francesco Moises Bassano – si racconta l’ascesa al potere del partito islamico nella Francia del 2022, attraverso gli occhi cinici e depressi di un professore di letteratura all’università di Parigi. Ora, la letteratura è una cosa e la politica è un’altra.
Anzi, se posso esprimere un parere estetico, ho trovato il libro assai più forte nella composizione del personaggio principale – le sue nevrosi, le sue abitudini, il suo sguardo sul mondo, il suo riverberare l’Europa morente – che non nei segmenti in cui la cronaca tende a sovrapporsi all’intreccio, con tanto di riferimenti a politici in carne e ossa. In ogni caso, nel volume si prefigura una nuova vittoria di François Hollande nel 2017, un secondo mandato completamente esangue e la crescita conseguente del Fronte Nazionale guidato da Marine Le Pen.
Proprio per impedire la vittoria di quest’ultima, il partito socialista decide di appoggiare il candidato islamico giunto inaspettatamente al ballottaggio, in un’inedita sfida che esclude i due partiti del ‘fronte repubblicano’, cioè gollisti e socialisti.
Bene, domenica scorsa sono accaduti tre fatti rilevanti: la destra repubblicana – sempre meno moderata, certamente – ha ritrovato un leader e ha vinto di larga misura; la sinistra ha recuperato, arrestato la caduta di consensi e trovato anch’essa un nuovo giovane leader, il premier Manuel Valls; la destra estremista, xenofoba e anti-euro non ha sfondato ed è arrivata terza.
Una rondine non fa primavera, per carità. Ma potrebbe essere un segnale positivo. Ferita dagli attentati di gennaio, la Francia non si consegna all’illusione populista, o razzista, ma sceglie la forze politiche che esprimono i valori repubblicani. Il filosofo Bernard Henry-Levy si dichiara ottimista anche in prospettiva. Io sarei più circospetto. Non è detto che la storia non precipiti un’altra volta, e anzi si ha spesso maggiore possibilità di indovinare a essere pessimisti. Ma ogni tanto ci sono anche segnali positivi, e sarebbe un errore non ragionarci o persino ignorarli.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter: @tobiazevi

(24 marzo 2015)