Pesach 5775 – La magia delle Haggadot

Haggadah WolffSono opere d’arte, ma anche testimonianze di un rito che non si è mai interrotto nel tempo. Si tratta delle haggadot antiche in mostra da lunedì alla Biblioteca Nazionale d’Israele, che fanno parte della collezione di circa 10mila esemplari, la più vasta al mondo. La selezione è esposta in una stanza a temperatura controllata del campus Givat Ram dell’Università Ebraica di Gerusalemme, ma è disponibile anche online, sul catalogo digitale della biblioteca.

Yoel Finkelman, curatore della sezione di Judaica della Biblioteca, ha estratto le haggadot più antiche e uniche, sottolineando come ogni libro attraverso le immagini e i passaggi aggiunti offra un’istantanea della comunità di provenienza del testo in un determinato periodo. “Penso – ha detto – che una parte della magia dell’Haggadah sia il fatto che c’è un nucleo di base che ha più di mille anni, e poi in ogni comunità c’è il costante bisogno di aggiornarlo, di esprimere qualcosa riguardo i valori che la rappresentano”. La collezione presenta una gamma che va dai frammenti dell’Haggadah più antica al mondo, proveniente dalla Geniza del Cairo e risalente al dodicesimo secolo, fino alle edizioni moderne nelle lingue più diverse, dal polacco, al serbo-croato, al greco, al ladino e al marathi.

Il fascino di questi libri risiede non soltanto nella bellezza delle immagini o nell’eleganza dei caratteri, ma anche nei segni dell’uso, come annotazioni a margine e tracce di vino rovesciato. Queste per esempio costellano la Wolff Haggadah (nell’immagine), un manoscritto medievale del quattordicesimo secolo decorato con disegni sontuosi, proveniente dalla Francia, rubato dai nazisti e finito a Varsavia, prima di essere donato dal governo polacco alla Biblioteca Nazionale. Accanto ai motivi floreali e personaggi vestiti con abiti medievali che tengono in mano erbe amare e matzot, macchie rosse di vino di ogni forma e dimensione e glosse a bordo testo arricchiscono le pagine ingiallite.

Il pubblico può dunque ammirare da vicino questi segni del tempo, osservandone i colori e sentendone quasi gli odori. Ma in realtà questo è possibile anche online. La Biblioteca sta infatti portando avanti un progetto di digitalizzazione del catalogo della sua collezione, e alcuni dei libri sono già stati resi disponibili in alta definizione. Tra questi ad esempio l’haggadah di Guadalajara, che non reca immagini e anche nel carattere è come appena abbozzata, ma è in realtà un pezzo dal grande valore in quanto costituisce il primo testo a stampa dell’haggadah di Pesach. È stata stampato nel 1480, solo 12 anni prima che l’Inquisizione spagnola e l’espulsione degli ebrei avessero luogo, e rappresenta uno di pochissimi esemplari sopravvissuti dell’epoca d’oro della cultura ebraica in Spagna. “La maggior parte degli incunaboli ebraici dalla Spagna non è sopravvissuta, noi ne abbiamo alcuni, ma quasi quanto l’Italia”, ha detto Finkelman. E poi si può ammirare la prima haggadah prodotta dall’Hashomer Hatzair nel 1943. Il testo contiene riferimenti alla Shoah, alla guerra e alle vicende dei primi insediamenti ebraici in Israele, riflettendo il sentimento di perdita della casa paterna distrutta e il bisogno di attaccamento all’ultima patria rimasta, e legando l’esodo dall’Egitto a episodi della storia dello Stato d’Israele e ai valori del sionismo.

“Se si pensa alle persone che hanno commissionato la Wolff Haggadah e gli altri splendidi manoscritti, ci si rende conto che hanno speso una fortuna”, ha osservato Finkelman. “Non si spendono tutti quei soldi per niente, lo si fa per qualcosa che significa davvero qualcosa per sé. E questo è un rituale a cui si tiene davvero e le haggadot sono non solo un’opera d’arte ma anche d’amore”.

Francesca Matalon

(1 aprile 2015)