nascituro…

“Al termine dei giorni della sua purità per un figlio come pure per una figlia …” (Vaikrà 12, 6). Ha fatto notare il Grande Rabbì Meìr Simchà Cohen di Dwinsk, conosciuto per il suo commento come Meshèch Chochmà, a proposito di questo verso: Che solamente al termine dei giorni di purità è possibile chiamare il nascituro “figlio” o “figlia”, prima di questo tempo questo viene chiamato maschio o femmina. Questo perché fino a che sono trascorsi i primi trenta giorni il neonato è in pericolo di vita – Safèk Nefèl, e non è considerato dalla Halachà – un’entità stabile.

David Sciunnach, rabbino

(8 aprile 2015)