Ticketless – Leporello al West Village

Cavaglion L’editore Viglongo di Torino ripubblica, per la prima volta dal 1833, l’iperbolico pamphlet pubblicato da Lorenzo Da Ponte per rendere edotta la pubblica opinione di New York circa macchinazioni a suo danno nell’allestimento di spettacoli d’opera italiana (“Storia incredibile ma vera”, 2015). Da Ponte donò i suoi libri alla Columbia University. Non di sole coincidenze ferroviarie vive Ticketless, si sa. In questi giorni, sempre a New York, un altro ebreo italiano, originario del basso Piemonte provenzale – e non di Conegliano Veneto come Lorenzo Da Ponte -, Alessandro Cassin, riapre la gloriosa libreria italiana S. F. Vanni al West Village (ne ha parlato “La Stampa”, il 22 marzo scorso). L’aveva fondata nel 1884 un giovane di Caltagirone, che fece fortuna stampando un manuale pratico che illustrava i fondamenti dell’edilizia con disegni, ma senza parole, un manuale ad uso dei nostri concittadini emigrati oltreoceano in cerca di lavoro. La libreria fu poi presa in carico da un altro siciliano, Andrea Ragusa, ucciso durante una rapina. La storia di questa libreria è degna delle rocambolesche memorie di Da Ponte. Uno può nascere a Conegliano o Caltagirone e arrivare ovunque. Il padre di Alessandro Cassin è stato uno dei primi traduttori Primo Levi. Alessandro è una delle colonne del Centro Primo Levi di New York: oggi tenta l’azzardo di tenere viva la memoria della cultura italiana nella Grande Mela. Per decenni quella libreria è stata luogo di ritrovo per esuli o emigrati dal nostro paese. I Cassin sono una antica genealogia di ebrei d’origine cuneese, che alla storia d’Italia hanno dato un senatore, Marco Cassin e all’antropologia una studiosa del calibro di Elena Cassin, fra l’altro autrice della prima monografia sugli ebrei di S. Nicandro. Primo Levi, S. Nicandro, il rito Appam, Lorenzo Da Ponte sono le tre-quattro cose che un ebreo americano di media cultura sa di noi. Tralasciamo il resto. Quanto a Da Ponte, la cosa che sto per scrivere non so se può essere condivisa dai miei quattro lettori, anche se lo spero. Uno può vivere senza conoscere il “Capitale” di Marx, uno può ignorare la teoria della relatività di Einstein, il “Processo” di Kafka e la psicoanalisi di Freud. Non si può vivere senza i libretti di Da Ponte per Mozart.

Alberto Cavaglion

(8 aprile 2015)