“Ricordare, antidoto all’odio”

foto (4) “Quando si mette in discussione la Memoria della Shoah non si vuole distruggere la memoria individuale ma quella collettiva. Essa nasce nelle università e noi dobbiamo difenderla con un dibattito continuo”. Questo l’auspicio del rettore dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’ Giuseppe Novelli, dove si è svolta questa mattina la lectio magistralis di Furio Colombo, giornalista e scrittore, intitolata ‘Il paradosso del Giorno della Memoria’. Ha introdotto e moderato l’incontro la direttrice del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo Marina Formica, sottolineando l’importanza di discutere di Memoria anche lontano dalle date istituzionali. Hanno portato i loro saluti il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il direttore del Dipartimento di Cultura Ebraica della CER Claudio Procaccia, il direttore del Dipartimento di Studi Umanistici Daniela Guardamagna, e il direttore del Dipartimento di Scienze Storiche, Filosofico-Sociali, dei Beni Culturali e del Territorio Franco Salvatori.
“Non può esserci una vera lezione magistrale sulla Memoria, si tratta di un dialogo continuo da reinventare sempre, in quanto materia stessa sfugge costantemente”, ha esordito Colombo, che quasi vent’anni fa intraprese la sua battaglia per l’istituzione del Giorno della Memoria. Tra i motivi che la ispirarono, combattere l’idea che la Shoah non fosse una responsabilità italiana e il silenzio come forma di complicità nella perpetrazione di terribili delitti. “La prima volta che me ne accorsi fu quando ancora bambino vidi il silenzio degli insegnanti quando nella mia scuola vennero letti i nomi degli studenti ebrei che venivano cacciati. Nessuno di loro si voltò, e mi fu chiara fin da allora la notizia che il silenzio è un grande complice e che non parlare è un delitto”. Molti i temi toccati dall’intervento di Colombo, tra cui il pericolo, in mancanza di testimoni diretti, di non far passare tali eventi “dalla Storia all’Archeologia”. Un argomento sollevato anche da Pacifici, che ha sottolineato tra le altre cose la necessità di uno studio di un nuovo modo di affrontare la questione da parte degli storici. Colombo ha poi spiegato la presenza di contraddizioni nell’ambito stesso delle iniziative legate al Giorno della Memoria, tra cui quella di usare il termine ‘celebrazioni’ in relazione a esse, e commentando anche le recenti vicende riguardanti la partecipazione della Brigata Ebraica alla manifestazione del prossimo 25 aprile.
Un argomento di attualità toccato anche da Procaccia, che ha sottolineato come il Giorno della Memoria costituisca un “antidoto alla memoria selettiva”. Diventa così fondamentale “sensibilizzare in primo luogo studenti e insegnanti”, ha aggiunto Salvatori. Ed è anche giusto, secondo Guardamagna, che le iniziative e i ricordi si estendano in un periodo più lungo di un solo giorno. “Le contraddizioni sul Giorno della Memoria – ha concluso Colombo – rimangono vere e risuoneranno sgradevolmente, ma spero e credo che ci sarà sempre chi non rinuncerà, perché si tratta di un momento cruciale per la libertà umana”.

Francesca Matalon

(13 aprile 2015)