Rav Elio Toaff – Un rabbino grande un secolo

CIAMPI, CON ELIO TOAFF SIAMO DUE VOLTE CONCITTADINI ENTRAMBIUn rabbino grande un secolo. Cordoglio e commozione in tutto il Paese per la scomparsa a 99 anni di rav Elio Toaff, guida spirituale e morale per intere generazioni di italiani. Toaff, rabbino emerito di Roma, avrebbe compiuto tra pochi giorni 100 anni. La sua figura sarà ricordata come una delle più eminenti del Novecento italiano, capace di lasciare un’impronta indelebile nella Storia, dalla lotta partigiana per conquistare la libertà e la democrazia all’indimenticabile abbraccio con papa Giovanni Paolo II, nella sua storica visita del 13 aprile 1986 al Tempio Maggiore di Roma.
Uomo del dialogo, Maestro di Torah e di vita, punto di riferimento per tutti gli ebrei, in queste ore tutta l’Italia ebraica sta rivolgendo il suo pensiero al rav, abbracciando idealmente la sua famiglia. Da Roma, di cui fu rabbino capo per mezzo secolo (1951-2001) a Livorno, città natale e dove oggi troveranno riposo le sue spoglie, lì dove è sepolta sua moglie Lia Luperini e i genitori Alfredo, indimenticato rabbino della città labronica, e la madre Alice Jarach.
“Piangiamo in queste ore la scomparsa di un uomo straordinario. Un punto di riferimento, un leader, una guida spirituale in grado di segnare il suo tempo e il tempo delle generazioni che ancora verranno”, ha dichiarato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in merito alla scomparsa di rav Toaff. A rendergli omaggio è stato anche il primo ministro Matteo Renzi: “un grandissimo italiano”, il ricordo affidato del premier, che ha partecipato ieri sera alla veglia di preghiera organizzata dalla Comunità ebraica romana recandosi in un secondo momento in visita ai famigliari del rav assieme al presidente Riccardo Pacifici e al rabbino capo Riccardo Di Segni. “Ci sono tanti italiani che sono dei giganti, lui è stato un gigante del nostro tempo, uno di quelli che hanno fatto la Resistenza – ha affermato oggi Renzi – di cui in questi giorni ricorrono i 70 anni. Ricordare il nostro passato ci deve servire per fare il futuro ancora più bello”.
“Ai giovani, Toaff lascia l’esempio di una persona che ha investito tutta la sua esistenza in un progetto educativo di trasmissione di valori che sono molto importanti in questa società così dispersa e devalorizzata. Una testimonianza, quindi, fondamentale per andare avanti”, le parole di rav Di Segni, che nel 2001 fu nominato come successore di rav Toaff alla guida della Comunità ebraica romana. Una Keillah che il rabbino partigiano, come lo ricordano in molti, riuscì a guidare dopo le tragiche ferite della guerra e della Shoah. “Un uomo che ha fatto la Resistenza e ha ridato orgoglio alle nostre comunità. Un uomo del risorgimento ebraico romano ed italiano”, il ricordo di Pacifici. Molti gli attestati di affetto e commozione che continuano ad arrivare in queste ore sia dal mondo ebraico sia dalle istituzioni civili. “Elio Toaff non va soltanto commemorato ma ne va ricordato, oggi e in futuro, l’insegnamento morale e civile”, ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Non solo un riferimento spirituale ma anche una persona che ha dedicato la sua vita alla costruzione della pace”, il commento della presidente della Camera, Laura Boldrini, a margine dell’omaggio al feretro del rabbino capo emerito di Roma.
E tutti i quotidiani italiani oggi ne ricordano con affetto la grandezza (tra questi, Andriano Prosperi su Repubblica, Elena Loewenthal su La Stampa e Giorgio Israel sul Messaggero). Papa Bergoglio, in una lettera al rabbino Di Segni, esprime la sua “sentita partecipazione al lutto” e ricorda Toaff come “protagonista della storia ebraica e civile italiana”. “Un esempio per tutto il nostro Paese – le parole del sindaco della Capitale Ignazio Marino che ha poi aggiunto- Prego soltanto che tutto questo cordoglio possa trasformarsi, in questi tempi così difficili, in energia positiva per il senso di comunità che dobbiamo ricostruire nel nostro Paese e nel mondo”. Il sindaco, inoltre, in accordo con l’Ufficio scolastico regionale, sentito dall’assessore alla scuola Paolo Masini, ha rivolto un invito a tutti gli istituti perché domani sia rispettato un minuto di silenzio quale “omaggio ad uno dei protagonisti della storia religiosa e civile del nostro Paese”.
“Nei momenti più duri e drammatici della storia degli ebrei nel ventesimo secolo che ha spesso vissuto in prima persona, Rav Elio Toaff ha sempre saputo trovare la parola e il gesto che hanno dato un senso compiuto al momento, e ispirazione e fiducia a chi di quei momenti è stato testimone, vicino e lontano”, scriveva su queste pagine, in occasione del 98esimo compleanno del rav, l’illustre demografo Sergio Della Pergola, genero di Toaff.
Nato a Livorno il 30 aprile del 1915, completerà qui gli studi rabbinici, sotto la guida del padre Alfredo, e al contempo conseguirà la laurea in Giurisprudenza nel 1938, nonostante la proclamazione delle leggi razziste. E proprio a seguito di quegli infami provvedimenti, con cui l’Italia sceglie di voltare le spalle ai suoi cittadini ebrei, i suoi fratelli decidono di lasciare il Paese e salpare verso Eretz Israel. Il poco più che ventenne Elio pensa di seguirli e prospetta l’idea al padre.
“Quando mi trovai davanti a mio padre – ricorderà il rav, nella sua ultima intervista rilasciata al direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale – compresi che non era possibile una mediazione. Che bisognava restare in Italia e separarmi dai miei fratelli”. “Un rabbino non ha la stessa libertà di scelta degli altri. Un rabbino non abbandona mai la sua comunità”, le parole paterne. Il giovane Toaff decide quindi di rimanere, nel 1941 diventa rabbino capo di Ancona per poi essere costretto a fuggire due anni più tardi in Versiglia assieme alla moglie Lia e al figlio Ariel a causa dell’acuirsi della guerra e delle deportazioni contro gli ebrei. Nella sua Toscana, terra mai dimenticata e a cui rimarrà legato – in particolare a Livorno – per tutta la vita, decide di entrare nelle fila della Resistenza e combattere contro l’oppressione nazifascista e in nome della libertà. Sarà tragicamente testimone della ferocia del nemico. Coi suoi occhi vedrà le ceneri dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, luogo in cui 560 innocenti furono barbaramente trucidati dai nazisti.
Vinta la guerra, a Toaff viene prima affidata la guida della Comunità di Venezia, poi, nel 1951, quella di Roma che risolleverà dalla distruzione della guerra grazie alla sua capacità di dialogare con il prossimo, al suo carisma, alla salda morale ebraica. Sotto la sua ala cresceranno generazioni di rabbini, di ebrei, di uomini e donne e si ricostituirà quel legame interno alla Comunità che il nazifascismo aveva cercato di cancellare. Ma la sua capacità di dialogo fu rivolta anche all’esterno della Keillah, come dimostra lo storico incontro, ed abbraccio, con papa Giovani Paolo II, nel 1986 al Tempio Maggiore di Roma. Quella simbolica traversata del Tevere fu un passaggio chiave nell’accidentata strada del dialogo ebraico-cristiano. Un gesto di coraggio, lo stesso che caratterizzò l’intera vita di rav Toaff e che, nella citata intervista a Pagine Ebraiche, il grande Maestro auspicò si infondesse in tutte le nuove generazioni. “Ma soprattutto – il sentito augurio del rav, diretto a tutti – di non perdere mai l’occasione di impegnarsi nelle due attività che ci fanno essere noi stessi. Aiutare gli altri. E studiare”.

Daniel Reichel

(20 aprile 2015)