Le sfide di un giornalista ebreo

Schermata 04-2457137 alle 11.03.49“Un giorno lo scrittore e intellettuale Guido Lopez mi disse di scrivere su un foglio tutti gli aggettivi che mi rappresentavano e poi di cancellarne uno dopo l’altro. L’ultimo che rimase era ‘ebreo’: io non sono un giornalista ebreo, sono un ebreo che ha deciso di fare il giornalista”.
Così Stefano Jesurum, storica firma del Corriere della sera e collaboratore di Pagine Ebraiche, nell’intervento tenuto ieri al Master in Cultura e Comunicazione Ebraica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Nel corso dell’incontro, svoltosi all’interno del ciclo di incontri organizzato dal direttore del dipartimento Informazione e Relazioni Esterne UCEI Emanuele Ascarelli, Jesurum ha sottolineato come la prima sfida di un giornalista ebreo deve essere quella di “lottare contro il pregiudizio, anche quello in buona fede”.
Jesurum ricorda poi alcuni momenti in particolare: “Quando avvenne la strage alle Olimpiadi di Monaco frequentavo la Statale ed ero nel movimento studentesco. Andai dai leader del movimento per chiedere loro di prendere posizione e condannare quel drammatico evento e loro mi risposero: ‘Voi compagni ebrei su queste cose dovete stare zitti’. Lì è iniziata la mia piccola battaglia, alle volte solitaria, alle volte collettiva. Una battaglia contro il pregiudizio di cui vado molto fiero. Un momento particolarmente importante nella carriera è stata poi l’intervista che feci a Giorgio Napolitano quando ricopriva l’incarico di ministro degli Esteri del PCI: quella fu la prima occasione nella quale il futuro presidente della Repubblica si espose pubblicamente e disse che il sionismo, allora protagonista non una feroce campagna denigratoria, non significava razzismo. Una dichiarazione bella non tanto perché l’articolo era il mio ma perché le opinioni erano sue”.
L’ultimo pensiero del giornalista va poi al rav Elio Toaff: “Ci ha insegnato che tutto può essere trattato con una parvenza di leggerezza e con modestia. Parlava non solo agli ebrei, ma a tutti gli italiani”

rs

(24 aprile 2015)