Qui Torino – Le luci della libertà

torino fiaccolata libertàFolta partecipazione alla fiaccolata indetta ieri per le vie di Torino alla vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione cui hanno aderito il sindaco Piero Fassino, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, esponenti dell’Anpi, una delegazione della Comunità ebraica torinese guidata dal presidente Dario Disegni e con la partecipazione, tra gli altri, del consigliere David Sorani e del rav Alberto Moshè Somekh. Come spiegato dal primo cittadino, la fiaccolata è stata anticipata rispetto al 25 aprile, che cade nelle ore del riposo ebraico dello Shabbat, così da poter contare sulla partecipazione della Comunità alla stessa.
Da Piazza Arbarello il cordone si è snodato luminoso e sorridente fino a Piazza Castello, dove da un palco si sono susseguiti vari interventi, a partire da quello di Ezio Montalenti, presidente della sezione locale dell’Anpi, che ha sottolineato come sia “imprescindibile” l’impegno di tutti al fine di tenere viva la memoria di un passato importante come quello della Resistenza. Ha preso quindi la parola Nino Boeti, referente regionale del Comitato per la Resistenza e la Costituzione, che ha ricordato una risposta data da Walter Veltroni a un giornalista, che gli aveva chiesto di scegliere un giorno del passato in cui rinascere. Veltroni aveva risposto il 25 aprile 1945.
“Ancora oggi abbiamo bisogno di respirare quell’aria di libertà, di giustizia perché il 25 aprile – spiega Boeti – è anche il giorno della solidarietà e del ricordo delle recenti stragi”. Boeti ha fatto riferimento alla strage nell’università keniota, dove il confine tra la vita e la morte era sancito da due file, musulmani da una parte e cristiani dall’altra. Inevitabilmente ritornano alla memoria le file dei deportati all’entrata dei campi. “Dopo settant’anni – conclude – le stesse file”.
È poi intervenuta Fabiola Petronillo, membro di Gioventù Resistente, che ha parlato di come il giorno della Liberazione sia il simbolo dell’incomprimibile dignità di ogni essere umano. Quindi Roberta Carbone, membro del Movimento Federalista Europeo, che ha evidenziato come i valori della Resistenza siano attuali e intramontabili.
A concludere la serie di interventi è stataMarisa Ombra, vice presidente Anpi nonché membro attivo della Resistenza Italiana, che ricorda le sensazioni di quel 25 aprile: “Erano all’incirca le stesse ore, lo stesso giorno di settant’anni fa quando tra le bande partigiane cominciò diffondersi agitazione. ‘Si parte, si scende in città, la guerra è finita!’, dicevano. Era finita. Era fine di una guerra iniziata anni prima, era la fine dei bombardamenti che avevano reso le nostre città macerie, era la fine delle razzie degli uomini, era la fine di tutti gli orrori”. Il 25 aprile, continua Ombra, “è stata una festa di popolo e nelle piazze c’erano prima di tutto i partigiani, carichi di speranza per un mondo nuovo”. Nell’arco di settant’anni però questa sferzata di energia ha pian piano ridotto la sua portata, fin quasi a scomparire. “Era questo il paese che ci aspettavamo?”, si chiede Marisa, “Beh, prosegue, “io francamente risponderei di no! Le certezze di quel giorno sono state rimpiazzate dall’incertezza, dall’apatia, dalla disillusione. Non è la prima volta che gli italiani smettono di ragionare e cadono in trappola. Chi ha scelto di far parte della Resistenza ha imparato ben presto a non credere mai occhi chiusi, a formare un pensiero critico attraverso il confronto, a conoscere prima di scegliere”. Un riferimento infine alle donne nella Resistenza e a come il loro ingresso nelle bande partigiane abbia rappresentato una rottura culturale e morale storica. “Oggi c’è bisogno di una nuova sferzata di energia, se vogliamo che gli sforzi di chi ha combattuto per rendere l’Italia un paese libero non siano stati vani”.

Alice Fubini

(24 aprile 2015)